La colonna sonora di questa storia – giusto per rimanere in tinta – dovrebbe essere la Rapsodia in Blu di George Gershwin. Qualcuno, invece, condizionato dai ricordi della propria infanzia dinanzi al piccolo schermo, immagina il ritornello di Cristina D’Avena.
Purtroppo la nostra vicenda non è un cartone animato, ma una sequenza di terribili fotogrammi di qualcosa di realmente accaduto: stavolta i “Puffi” (o “Smurf” come li chiamano gli Yankees o “Schtroumpfs” per rispettarne il nome originario) non sono piccole creature alte “due mele o poco più”, ma micidiali strumenti di spionaggio utilizzati dalla National Security Agency (Nsa) americana e dal General Communications Head Quarter (Gchq) britannico.
A rivelare l’ennesima pagina dell’enciclopedica violazione della nostra riservatezza è stato l’inossidabile Edward Snowden, l’ormai celeberrima gola profonda dei misteri dell’intelligence d’oltremare. Una intervista alla Bbc (curiosamente non visibile dagli internauti americani ma a disposizione online per chi la volesse vedere da qualunque altro angolo del mondo) ha fatto balzare l’indice degli ascolti del già insuperabile programma televisivo “Panorama”: Snowden non ha parlato di scenari internazionali o di rocambolesche operazioni di più o meno affascinanti agenti segreti, ma ha descritto interferenze sistematiche nella vita quotidiana della gente comune di tutto il mondo.
Bersaglio delle attività di intrusione nella privacy del quisque de populo sono i telefonini, appendice di qualunque persona grazie alla loro endemica diffusione.
Arma letale la “Smurf Suite”, ovvero la raccolta di almeno quattro micidiali Puffi-Spia: Dreamy, Nosey, Tracker e Paranoid non vivono in una foresta più o meno incantata, ma si intrufolano nei mezzi portatili di comunicazione e vi si insediano senza che il legittimo proprietario abbia capacità di riconoscerne la presenza.
Mandati in pensione Grande Puffo, Puffettina e gli altri caratteristici personaggi di Peyo, salta fuori un quartetto che – ripartiti i compiti – avrebbe fatto impallidire sia Gargamella sia il suo micio Birba.
Dreamy Smurf, quello sognante e pronto a fare il vago, è il puffo la cui missione comporta l’accensione o lo spegnimento a distanza di un apparato cellulare.
Nosey Smurf, l’impietoso ficcanaso, porta a termine l’attivazione del microfono del telefonino anche quando questo è spento, trasformando uno smartphone o un apparecchio meno recente in una terribile microspia ambientale capace di registrare e trasmettere quel che dice il possessore o quel che si sente in un determinato locale.
Tracker Smurf, il tracciatore in grado di pedinare chiunque, permette a Nsa di seguire una persona avendo costantemente a disposizione ogni dato circa la specifica posizione geografica del relativo telefono con una precisione inimmaginabile.
Dulcis in fundo, Paranoid Smurf: tocca a lui far sparire ogni traccia del lavoro dei “colleghi” e consentire la prosecuzione indisturbata delle attività di spionaggio.
Tramortiti da questa ennesima brutta notizia, si è probabilmente tentati di conoscere quel che può essere accaduto al proprio dispositivo.
Una organizzazione no-profit consente di saperne di più. Sul proprio sito web ha predisposto una procedura per attivare le richieste formali alle autorità inglesi e per scoprire se e come si è stati spiati…
Privacy International, questo il nome dell’associazione a tutela della riservatezza di dati e persone, guida alla compilazione dell’istanza al cosiddetto Investigatory Powers Tribunal londinese e offre assistenza come farebbe una nostrana entità a difesa dei consumatori. Naturalmente è necessario fornire i propri dati personali (compresi gli identificativi – non le password! – degli account sui social network) e, anche se la cosa può ulteriormente spaventare, non se ne può fare a meno per “sbrigare la pratica”.
Le attività di spionaggio indiscriminato operate dal Gchq sono state dichiarate illegali sino al 5 dicembre 2014 e, considerato che si ha solo un anno per far valere il proprio diritto alla riservatezza secondo l’ordinamento di Sua Maestà la Regina, chi fosse interessato ha meno di due mesi di tempo per procedere.
Se si è stati intercettati abusivamente, arriverà a casa una comunicazione scritta. Se non arriva nulla non c’è da stare tranquilli. L’esito dell’accertamento istituzionale può arrivare anche dopo qualche anno. E poi ci sono sempre i postini…
Twitter: @Umberto_Rapetto