La procura di Braunschweig, che indaga per frode, cerca dati e documenti sulla truffa. Michael Horn, amministratore delegato di Volkswagen America, si è "scusato" davanti alla Commissione del Congresso Usa e ha ammesso che nel 2014 sapeva di problemi relativi alle emissioni, ma non del software truffaldino
Tre magistrati e 50 agenti della polizia criminale del Land della Bassa Sassonia hanno perquisito la sede di Wolfsburg e altri uffici di Volkswagen in Germania, oltre alle case di alcuni dipendenti. A disporre le perquisizioni è stata la procura di Braunschweig, che indaga sulle accuse di frode nella vendita di veicoli con emissioni superiori a quanto dichiarato. Gli inquirenti hanno sequestrato documenti e computer, cercando anche di risalire all’identità dei lavoratori coinvolti nella manipolazione delle emissioni prodotte dai motori diesel. Intanto il gruppo ha fatto sapere di aver a sua volta sporto denuncia, il 23 settembre, per trovare i “responsabili interni” dello scandalo.
Sempre giovedì il capo di Volkswagen negli Stati Uniti, Michael Horn, ha deposto davanti al Congresso scusandosi per i trucchi con i quali la casa tedesca manipolava i dati. “A nome dell’azienda e dei miei colleghi in Germania e mio personale, voglio offrire sincere scuse per l’uso da parte della Volkswagen di un software che serviva ad aggirare i test”, ha detto Horn davanti ai membri della Commissione energia e commercio della Camera dei Rappresentanti. Ma ha anche sostenuto, sotto giuramento, che la decisione di installare il software truffaldino non è stata presa da Volkswagen, ma “da singoli individui”: “E’ stato qualche ingegnere informatico che l’ha fatto, qualunque fosse la ragione”. Nel 2014, ha affermato, era stato informato di problemi relativi alle emissioni, ma non di dispositivi manipolati: “Su questo voglio essere molto chiaro”, ha detto. Poi ha raccontato di aver appreso dei motori truccati solo il 3 settembre 2015, quando la casa automobilistica tedesca ha fatto le sue ammissioni all’Epa. Secondo il New York Times, il manager era stato avvertito di problemi relativi alle emissioni, ma gli era stato detto che gli ingegneri della società avrebbero lavorato con l’Environmental Protection Agency (Epa) per risolvere il problema e rendere i veicoli conformi.
PoiHorn ha annunciato che la casa tedesca ha per il momento sospeso le domande di omologazione per i modelli 2016 presentate alle autorità statunitensi, in attesa che venga fatta piena luce sul diesel gate. In un documento depositato prima della testimonianza si legge che “Volkswagen è disposta ad accettare le conseguenze dei propri atti” e “sa che saremo giudicati non dalle parole, ma con le azioni che porteremo avanti nelle prossime settimane e mesi”. In particolare, Volkswagen sta valutando alcune forme di risarcimento per i propri clienti che hanno acquistato una delle auto fuori legge sul fronte delle emissioni inquinanti: tra le ipotesi, ha confermato, c’è anche quella di un riacquisto dei veicoli ‘truccati’.
I due funzionari dell’autorità ambientale Usa, anche loro in audizione, hanno depositato una testimonianza in cui spiegano che il loro obiettivo è capire “i benefici economici” ottenuti da Volkswagen con la manipolazione dei dati sulle emissioni diesel. L’inchiesta del Congresso potrebbe coinvolgere anche altre case automobilistiche per scoprire se abbiano fatto uso di software analoghi a quello installato nei motori della casa tedesca.
Sul fronte italiano il viceministro ai Trasporti Riccardo Nencini, in audizione in commissione alla Camera, ha detto che “nonostante le continue sollecitazioni del ministero dei Trasporti verso l’ente di omologazione Kba, Volkswagen ed Epa, ad oggi dati formali ed ufficiali non sono pervenuti al ministero che rappresento”.