Sale il conto da pagare per il Fondo interbancario e i risparmiatori che hanno obbligazioni subordinate dei tre istituti. Nelle prossime settimane, secondo Il Sole 24 Ore, il consorzio che garantisce i correntisti annuncerà un intervento di ricapitalizzazione anche per la Popolare toscana
Il conto del piano di salvataggio di Cassa di risparmio di Ferrara, Banca Marche e Popolare dell’Etruria con la regia del Fondo interbancario di tutela dei depositi sale a oltre 2 miliardi di euro. A calcolarlo è Il Sole 24 Ore, che all’inizio di settembre ha rivelato che il Tesoro e la Banca d’Italia stanno lavorando con il consorzio di 226 istituti che garantisce i correntisti a un progetto che prevede la costituzione di una nuova società ad hoc per ricapitalizzare e rilanciare i tre istituti in crisi. Prima che, l’anno prossimo, entri in vigore la nuova normativa europea sui salvataggi bancari, in base alla quale sono chiamati ad accollarsi le perdite azionisti, obbligazionisti e titolari di conti correnti oltre i 100mila euro.
Il quotidiano di Confindustria aveva ipotizzato che le banche “sane” avrebbero dovuto investire nella nuova holding circa 1,5 miliardi di euro. Ma la somma è salita alla luce della decisione presa dal Fondo giovedì di partecipare all’aumento di capitale di Banca Marche, commissariata dal 2013, che ha bisogno di circa 1,2 miliardi. A cui si aggiungono i 300 milioni già messi sul tavolo per Carife a maggio. Nelle prossime settimane, secondo Il Sole, il Fondo annuncerà un intervento anche in Popolare dell’Etruria, la banca di cui il ministro Maria Elena Boschi è azionista e il padre Pier Luigi ex vice presidente, che è in amministrazione straordinaria da febbraio. La due diligence è iniziata la settimana scorsa e l’obiettivo è arrivare a una deliberazione entro fine mese. Dalle prime analisi emerge comunque un fabbisogno di circa 300 milioni.
Alle risorse fresche messe sul piatto dagli istituti consorziati va poi sommato il contributo forzoso a cui saranno chiamati migliaia di titolari di obbligazioni subordinate delle tre banche. Che, se il piano va in porto, se le vedranno convertire almeno in parte in azioni della nuova società veicolo. I titoli in circolazione potenzialmente coinvolti ammontano, riporta Il Sole, a circa 700 milioni di euro, di cui 400 di Banca Marche, 150 di Popolare dell’Etruria e altrettanti di Carife.