Il presidente Zamparini diceva di lui: "È un donnaiolo: va a donne a Milano, ha due famiglie con sei figli. È ingestibile, è un irlandese senza regole”. Eppure, nonostante l'assenza nella partita decisiva, l’ex attaccante del Palermo è il protagonista indiscusso dell’impresa che regala un biglietto per la Francia ai nordirlandesi, che nel pallone hanno sempre un po’ vissuto all’ombra dei cugini cattolici dell’Eire
Dove aveva fallito il grande George Best, è riuscito Kyle Lafferty. Pur assente nella partita decisiva (era squalificato nella vittoria di ieri per 3-1 contro la Grecia) l’ex attaccante del Palermo è il protagonista indiscusso dell’incredibile qualificazione, la prima nella storia, dell’Irlanda del Nord a Francia 2016. Un miracolo calcistico, non il primo né l’ultimo, dei prossimi Europei: a settembre è toccato alla cenerentola Islanda, presto potrebbe essere la volta di Galles e Albania. Ma adesso la festa è tutta dell’Armata biancoverde.
Separati dalla religione protestante (come invece non avviene nel rugby, dove la nazionale è unica), i nordirlandesi nel pallone hanno sempre un po’ vissuto all’ombra dei cugini cattolici dell’Eire. In realtà, il Nord Irlanda una certa tradizione calcistica ce l’avrebbe pure. Tre Coppe del mondo disputate, nel 1958, nell’82 e nell’86. Il primato di più piccola nazionale di tutti i tempi ad aver superato la fase a gironi (ai Mondiali di Svezia, a spese proprio dell’Italia eliminata nel turno preliminare). Soprattutto, l’onore di aver visto con la propria maglia uno dei giocatori più forti della storia, Best, che pure non fu in grado di trascinare la sua nazionale ad una rassegna internazionale. L’Irlanda del Nord ci sarebbe tornata due decenni dopo, negli Anni Ottanta, grazie alle giocate di Gerry Armstrong. Tempi lontani. Più di recente, senza talenti né risultati (a parte le episodiche vittorie contro Inghilterra e Spagna nel 2006), la nazionale era scivolata indietro nel ranking. Nel settembre 2013, perdendo 3-2 sul campo del piccolo Lussemburgo, ha toccato il punto più basso della sua storia. Poi la rinascita, fino alla prima qualificazione agli Europei.
Una favola di calcio, l’ennesima regalata dalla nuova formula a 24 squadre voluta da Michel Platini (che non può godersi i frutti della sua riforma: travolto dallo scandalo Fifa, ha altro a cui pensare). L’allargamento del torneo è una componente importante dell’exploit. Un’altra è il sorteggio benevolo dell’urna (il Gruppo F con Romania, Ungheria, Finlandia, Far Oer e Grecia era decisamente abbordabile), al pari del disastro dei greci (ultimi senza neppure una vittoria). Ma tutte queste congiunture non cancellano i meriti dei biancoverdi.
In panchina siede uno dei commissari tecnici più giovani e promettenti del continente: Michael O’Neill, 46 anni, aveva già portato per la prima volta una squadra di club irlandese (lo Shamrock Rovers) alle fasi finali di Europa League. Così si è guadagnato la nazionale, e col suo lavoro l’ha trasformata in una squadra vera. A disposizione ha pochi giocatori di livello. Il capitano Steven Davis gioca nel Southampton, Jonny Evans nel Manchester United. Ma gli altri militano in categorie inferiori del campionato inglese, o fanno panchina in Scozia. O’Neill li va a vedere tutti, seguendoli in allenamento o con le squadre B, facendoli sentire importanti. Ha trasmesso la missione di riportare la loro patria in una grande manifestazione internazionale. Così, e con la certezza tattica di un granitico 4-5-1, ha gettato le basi della favola.
Il resto lo hanno fatto i gol di Kyle Lafferty. Uno che è anche passato dall’Italia, da Palermo, facendo bene (11 gol nel 2013/2014, anno della promozione in Serie A), ma non benissimo (ceduto sul mercato l’estate successiva per problemi caratteriali). In questa campagna di qualificazioni ha segnato in tutte le vittorie della sua nazionale: partendo con un gol decisivo al 90’ nella vittoria in Ungheria al debutto; chiudendo con un’altra rete allo scadere, sempre contro i magiari nella gara di ritorno, per il pareggio che è valso il primo posto nel girone. A conferma del suo genio e della sua sregolatezza, si è fatto ammonire da diffidato, saltando la gara decisiva di ieri. Ma contro la Grecia già eliminata i suoi compagni sono riusciti a farcela lo stesso. In Francia Lafferty potrebbe essere uno dei protagonisti più inattesi, o almeno più divertenti. Di lui, ai tempi del Palermo, il presidente Zamparini aveva detto: “È un donnaiolo: sparisce una settimana e va a donne a Milano, ha due famiglie con sei figli, non fa allenamento. È ingestibile, è un irlandese senza regole”. Proprio come Best, fuori dal campo. Sul campo anche meglio: l’Irlanda del Nord, per la prima volta nella storia, andrà agli Europei.