I viaggi in corriera sono la risposta a chi vuole spendere poco: l'anno scorso, in Germania, 20 milioni di passeggeri. Abbiamo messo alla prova la compagnia Fernbus, che attraversa l'Europa e arriva anche in Italia. Ecco com'è andata, fra ritardi e passeggeri sempre sereni
Aggressive e competitive sul prezzo, in Germania le compagnie di pullman a lunga percorrenza mettono in strada quotidianamente 700 mezzi. Tanto che nel 2014 hanno più che raddoppiato il numero dei passeggeri, circa 20 milioni, e per il 2015 il governo ne stima 25 milioni. Costringendo una potenza come Deutsche Bahn (le ferrovie tedesche, una società privata interamente controllata dallo Stato) a fare concorrenza a sé stessa. Tipo offrire la rotta Düsseldorf-Bruxelles a partire da 14 euro, un terzo di quello che costerebbe viaggiando in treno. Anche Deutsche Post è nel business, con le sue corriere completamente gialle. Daimler è tra i maggiori beneficiari della grande interesse per i pullman – un ritorno al passato, anche se con alcuni comfort “moderni”, tipo il wi-fi a bordo – perché attraverso Mercedes-Benz e Setra, ha fatto sapere di coprire oltre la metà del mercato.
In Italia, abbiamo già testato la compagnia inglese Megabus. In Germania, proviamo i pullman verdi della Fernbus, che collegano a basso prezzo le città di mezza Europa, Italia compresa. Con con 9 euro si viaggia, per fare un esempio, da Francoforte a Düsseldorf, con 19 da Berlino a Praga, con 33 da Milano a Francoforte, con 58 da Düsseldorf a Bolzano e con 106 da Milano ad Amsterdam (19 ore di viaggio con un cambio). Decidiamo di andare a Francoforte partendo da Düsseldorf, prenotiamo il biglietto on line. Si parte e si arriva pressi delle stazioni ferroviarie centrali: meno di un’ora e mezzo in treno con 50 euro se si prenota per tempo. Con il pullman sono 9 euro e 3 ore e 20′ di viaggio. La corriera è pulita e, poco dopo le 6 del mattino, i pochi passeggeri sono sprofondati e addormentati nei sedili. A Colonia il Fernbus arriva in anticipo: 20′ di sosta e quando il pullman riparte i posti liberi sono pochi. L’autista, che è un egiziano con i baffoni e la faccia stanca, rispetta scrupolosamente i limiti di velocità.
Poi l’imprevisto. In autostrada, all’altezza di un cantiere con restringimento di carreggiata, si sente un colpo fortissimo. Qualcuno sussulta, qualcuno continua a dormire, la maggior parte non ci fa caso. Però il conducente accosta, scende e poi torna a bordo per spiegare in un tedesco almeno “fantasioso” che a una vettura che stava tentando il sorpasso sono esplose due gomme: “Lui dice che è stata una mia manovra, ma è stato lo spostamento d’aria, quello ha preso paura e si è spostato verso la barriera in cemento”, infatti la corriera non ha nemmeno un graffio. Quindi si attacca al telefono, poi aspetta l’arrivo di polizia e soccorsi con una calma olimpica. A bordo regna un’indifferenza da fuoriclasse: nessuno che si lamenta dell’appuntamento saltato, del ritardo che si accumula o altro. Dopo quasi un’ora e mezzo, il Fernbus riparte. Gli agenti non salgono a bordo: nessuno controlla il tachigrafo. A Francoforte si arriva un’ora e venti dopo l’orario previsto. Il pullmann riparte per Vienna.
Il giorno dopo si rientra sotto la pioggia. Per i clienti del servizio pullman a lunga percorrenza non ci sono pensiline. Chi è stato previdente ha l’ombrello, gli altri si bagnano o cercano rifugio in un bar vicino o alla stazione dei treni. Diverse corriere arrivano e partono, ogni volta bisogna chiedere quale sia quella giusta. Quella per Düsseldorf arriva, ma è già in ritardo, venti minuti. Un autista scende, ha finito il turno. Quello nuovo sale, ma prima di far entrare i nuovi viaggiatori, che aspettano sotto il diluvio, si sistema la poltrona di guida, il volante e tutto il resto.
Il bus è sempre pulito, i posti sono confortevoli: sicuramente c’è molto più spazio per le ginocchia rispetto ai sedili degli aerei, e forse anche dei treni. Jean Paul è al volante, Thomas glielo ha appena passato, anche se poi tornerà alla guida per condurre la corriera fino ad Amsterdam. È lui che fa gli annunci. Ricorda che le cinture vanno tenute allacciate e che i sedili vanno lasciati così come sono stati trovati: puliti. Prima di Colonia l’annuncio (ritardo incluso) dell’imminente arrivo. La signora non più giovanissima seduta nella prima fila insiste per offrire due dolcetti a entrambi gli autisti. Che ringraziano e che si sentono dire che lei viaggerà ancora con Fernbus. L’autista in pausa a un certo punto si siede a scherzare con un paio di giovani passeggeri. L’atmosfera è rilassata.
A Düsseldorf, sempre per 9 euro (18 andata e ritorno), si arriva con mezz’ora esatta di ritardo: si doveva partire alle 12.45 e arrivare alle 16.05, invece sono le 16.35. Quasi 4 ore per 224 chilometri, che senza traffico né soste si farebbero in 2 ore e 9 minuti. Sui Fernbus, dove ogni tanto c’è perfino qualcuno in giacca e cravatta, dove ci sono giovani che sembrano studenti, e zii o nonni che vanno a trovare i parenti e stranieri che vogliono spostarsi spendendo poco, il tempo sembra non avere troppa importanza.