Un lavoro come tecnico da cui ha provato a licenziarsi per sette volte. Una forte crisi depressiva, l’ennesima. “La mia storia ha inizio uscendo dalla porta di uno psichiatra. E per tornare a vivere, ho deciso di scegliere il viaggio come terapia e partire”. Andrea Campanella non ha alcun timore a raccontare le crisi che ha vissuto in passato. “Il mio progetto ‘Pazzo da viaggiare’ serve anche a questo, a raccontare che c’è sempre una soluzione o una seconda possibilità”. Una nuova vita che ha visto Andrea, in cinque anni, trasformarsi da tecnico dei sistemi di sicurezza bancaria a cuoco e viaggiatore in bicicletta per raccogliere fondi da devolvere a una onlus africana. “Ora sono senza fissa dimora e forse non prenderò mai la pensione, ma sono felice e in grado di realizzare le mie aspettative”.
“L’idea era semplice: partire in bici, pedalare, incontrare persone, organizzare cene, e in questo modo finanziare un progetto di cooperazione”
Andrea, sangue trentino nelle vene, prima di dare le dimissioni nel 2010 lavorava a Vicenza. Da qui è partito il suo progetto che voleva unire la passione per la cucina a quella per il sociale e i viaggi. “L’idea era semplice: partire in bici, pedalare, incontrare persone, organizzare cene, e in questo modo finanziare un progetto di cooperazione”. La prima missione, però, era trovare chi lo aiutasse a realizzare questo sogno. “Dopo molte porte in faccia chiuse dalle multinazionali della carità, ho conosciuto Icio onlus che si occupa di far costruire pozzi alla popolazione keniota. Una piccola realtà dove nessuno lucra”. Trovato a chi affidare i soldi guadagnati, Andrea era pronto a partire: lui, la sua bicicletta, 200 euro in tasca “e un nuovo amico che aspettava i miei soldi per scavare pozzi in Africa”. Un primo viaggio di sei mesi che significa oltre 10mila chilometri percorsi per attraversare Francia, Belgio, Olanda, Spagna e Marocco. “Era la mia auto-terapia”. Un primo progetto che ha portato alla costruzione di ben due pozzi d’acqua a Taveta, vicino al Kilimangiaro. “In questi cinque anni ho raccolto circa 11mila euro per finanziare sei pozzi. La maggioranza dei fondi li ho realizzati proprio in cene a offerta libera”.
“Vivo in economia, mi bastano 10 euro al giorno. Ho trasformato il mio interesse per la cucina in un lavoro e così mi sono riappropriato di una spazio di libertà che oggi ci viene spesso precluso”
Dopo quel primo viaggio cinque anni fa, il cammino di Andrea non si è più fermato. Svizzera, Germania e Paesi Bassi attraversati in bici, mentre Tampa, Hawaii e California visitati come cuoco di Evolation yoga, un’associazione che organizza teacher training per futuri insegnanti di questa disciplina orientale. Cosa gli manca più dell’Italia? “Alcuni ingredienti, nient’altro”. Una vita semplice fatta di poche pretese e spese ridotte al minimo. “Vivo in economia, mi bastano 10 euro al giorno. Mentre il progetto ‘Pazzo da viaggiare’ è quasi del tutto autoprodotto: dal blog alla manutenzione della bici”. Quali quindi le difficoltà maggiori nello stare spesso in viaggio? “Bucare il materassino gonfiabile”. Ma le soddisfazioni sono tante. “Ho trasformato il mio interesse per la cucina in un lavoro e mi sono riappropriato di una spazio di libertà che in questa epoca ci viene spesso precluso”.
Un viaggio che però Andrea non sta più facendo da solo. “Ho conosciuto Sylvie Bignonet a Santa Barbara alcuni mesi fa”. Lei è istruttrice di yoga, e insieme i due hanno iniziato un nuovo viaggio che li porterà in Kenya a bordo di una bici. Arrivo previsto per il 2016. Lungo il cammino, cene improvvisate e tanta ospitalità stanno permettendo loro di risparmiare i fondi necessari a finanziare nuovi pozzi d’acqua in Africa. “Il Kenya doveva essere la meta ultima del mio primo viaggio iniziato a Vicenza nel 2010. Evidentemente ho perso la strada un po’ di volte”. A chiedergli alcuni dei dettagli più curiosi successi in questi cinque anni di viaggio, le risposte di Andrea sono spiazzanti. “Chi vedeva il mio progetto come una stravaganza da idealista ora vorrebbe partire e seguire la mia strada. Poi, da quando vivo all’estero, ho ricevuto diverse proposte di lavoro in Italia”.
“Chi vedeva il mio progetto come una stravaganza da idealista ora vorrebbe partire e seguire la mia strada. Poi, da quando vivo all’estero, ho ricevuto diverse proposte di lavoro in Italia”
Quando il 42enne trentino è ai fornelli, i piatti messi in tavola non sono mai casuali. La definisce una cucina “etica e consapevole”. “Credo che le nostre scelte alimentari incidano sulla nostra salute e su quella dell’ambiente – racconta il novello cuoco – Sono stato a lungo vegetariano e per un breve periodo vegano: ora cerco di fare del mio meglio rispettando il più possibile gli animali. Sperando che Dio non sia vegano”.