C’è l’accordo per un nuovo governo di unità nazionale in Libia. Si è, infatti, arrivati a un’intesa su una lista di nomi candidati a guidare il paese che devono ancora avere l’ok definitivo dei due governi rivali di Tobruk e Tripoli.
Il risultato arriva dopo una trattativa durata mesi tra le delegazioni delle due fazioni riunite in Marocco coordinate dall’inviato speciale dell’Onu per la Libia, Bernardino Leon.
Dopo la caduta di Muammar Gheddafi del 2011 la Libia si è disintegrata dal punto di vista politico. La situazione è precipitata nell’estate del 2014 con il paese diviso in due: un governo democraticamente eletto, riconosciuto dalla comunità internazionale insediato a Tobruk da una parte e Tripoli controllata dai Fratelli Mussulmani dall’altra.
E’ stato Leon a dare l’annuncio dell’accordo: “Speriamo che questa lista di nomi possa avere il sostegno di tutti i libici. Questo governo avrà bisogno del sostegno di tutti i libici e sono sicuro che ci sarà anche molto supporto dalla comunità internazionale”.
L’appello del diplomatico non è stato accolto bene da molti abitanti di Tripoli. “Il nuovo governo di unità nazionale non entrerà mai a Tripoli” hanno scritto su Twitter numerosi cittadini della capitale. E oggi, dopo la preghiera nella Piazza dei Martiri, ci sarà una grande manifestazione contro l’inviato dell’Onu.
Per il ruolo di premier è stato proposto Fayez Serraj (originario di Tripoli), membro del Parlamento di Tobruk che tuttavia non era nella lista dei designati da Tobruk. Come vice premier sono invece stati indicati i nomi di Ahmed Maetiq (Misurata, ‘Parlamentò di Tripoli), Moussa Kony (Sud, indipendente), Fathi Majbari (Est, sostenuto da Tobruk ma anche da Ajdabia e dall’Esercito libico), mentre come ministri sono stati proposti Mohamed Ammari (Tripoli) e Omar Al Assuad (Zintan).
Bernardino Leon ha espresso un cauto ottimismo per il futuro politico del paese: “Esprimiamo la nostra gioia perché c’è almeno una chance. Troppi libici hanno perso la vita, troppi bambini e troppe madri sofferto. Secondo le agenzie Onu, circa 2,4 milioni sono in una grave situazione umanitaria. A tutti loro vanno le nostre scuse per non essere stati capaci di proporre prima questo governo”. Il lavoro diplomatico di Bernardino Leon è durato oltre un anno anche se le trattative vere e proprie sono iniziate solo nei primi mesi del 2015.
Soddisfatto anche il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni: “E’ un importante tappa del percorso per la creazione del governo. Ora è fondamentale che tutte le parti approvino l’intesa raggiunta questa notte e procedano alla firma dell’accordo”.