Sull’Unità Fabrizio Rondolino si stupisce del nostro interesse, al Fatto Quotidiano, per la partecipazione di Matteo Renzi alla cena organizzata da John Elkann in onore di una merchant bank americana a Modena, nel Museo Enzo Ferrari. Al netto della scarsa attenzione con cui Rondolino ha letto il pezzo, ne approfitto per precisare alcuni aspetti.
A Modena non si teneva un vertice internazionale o una di quelle normali riunioni in cui gli investitori internazionali incontrano i politici per sapere chi governa i Paesi dove vogliono investire. John Elkann ha messo a disposizione il prestigio della Ferrari e il suo museo alla banca di Chicago Bdt Capital Partners come forma di ringraziamento per il supporto nella complicata (e vittoriosa) scalata di Exor, la holding degli Agnelli, al colosso delle ri-assicurazioni Partner Re.
L’Italia è un Paese pieno di famiglie ricche con problemi di successione da una generazione all’altra, cioè il target che punta la Bdt di Byron Trott. La sua merchant bank si occupa di grandi affari tra privati, possibilmente tra imprese non quotate. Non c’entrano gli investimenti esteri in Italia, e neppure – a quanto si capisce – i progetti di privatizzazione del governo su Poste Italiane, Ferrovie dello Stato, Enav. Difficile immaginare la famiglia Mars, 80 miliardi di patrimonio, tra le più ricche del giro di Bdt, che si compra un po’ di azioni di una società dai rendimenti incerti e dominata comunque dallo Stato.
Diventa quindi più che legittimo chiedersi cosa diavolo ci facesse Renzi in quel contesto. In altre epoche, pur recenti, Mario Monti e Mario Draghi sono stati attaccati per aver lavorato in passato come consulente e top manager di Goldman Sachs. Prima di ricoprire cariche istituzionali. Qui c’è un premier in carica che va a farsi una passerella alla convention privata di una banca analoga (per inciso: Byron Trott era il capo di Goldman Sachs a Chicago e il riferimento dell’investitore Warren Buffet).
Scartata la spiegazione della mera vanità, cioè che a Renzi piaccia vantare i suoi successi davanti ad alcuni ricchissimi rampolli della Superclass globale, ne resta soltanto un’altra. Che John Elkann e Sergio Marchionne abbiano voluto far sfoggio delle loro entrature con Bdt e i miliardari presenti (Fca sta puntando a prendersi anche General Motors, in questi casi gli amici servono sempre…). E hanno esibito il loro pezzo pregiato, nientemeno che il giovane e dinamico primo ministro che ha cambiato l’immagine del Paese dopo il Bunga Bunga.
In pratica, Renzi è andato a Modena a fare da testimonial di Exor e della Fiat. E c’è andato con un volto di Stato (passando prima da un paio di imprese a Bologna), quando ci sarebbe una comoda ed economica linea ad Alta velocità costruita con ingenti capitali pubblici.
Oggi a Bologna dove ho visto due esempi dell’Italia di domani: Mast e Opificio Golinelli pic.twitter.com/mNuC4TNk8k
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 8 Ottobre 2015
Ovviamente non c’è niente di male per un primo ministro a frequentare finanzieri e imprenditori.
Ma tra frequentare e genuflettersi c’è quella sottile differenza che si chiama dignità.