Cucina

Wine in Sanremo: tra moscati, passiti e rarità ecco tutte le chicche dei piccoli produttori

Oltre seicento vini in degustazione offerti da cento viticoltori provenienti da tutta la Penisola. FQ Magazine vi svela le novità più interessanti e i prodotti di nicchia per intenditori

Sanremo si tinge d’autunno e profuma d’uva. La città ligure non è più solo la capitale dei fiori e della canzone italiana. Riempito il calice e alzato al cielo per il brindisi diventa viva patria del vino d’autore. Wine in Sanremo è una rassegna nuova che debutta quest’anno ospitando cento produttori provenienti dalle diverse zone d’Italia al Palafiori. Inaugurata la sera di venerdì 9 ottobre, si chiuderà lunedì 12. Tra più di seicento vini presentati le novità sono tante, ma qui FQ Magazine vi segnala le chicche scoperte passeggiando tra i banchetti dei produttori.

Vitigni ritrovati: il Moscatello di Taggia
Si auto-definiscono un “gruppo di pazzi”. Sono i tredici produttori liguri andati alla ricerca delle piante superstiti di Moscatello di Taggia, un antico vitigno aromatico conosciuto già dal Cinquecento negli ambienti della nobiltà e del clero. Il gruppo ha studiato per oltre un decennio il territorio, con l’aiuto dell’Università di Torino. Dopo tanta ricerca, sono riusciti ad individuare l’unica pianta riconducibile al vero moscatello, da cui è rinato un intero vitigno. Da provare, senza dubbio, il passito.

Fare moscato in maniera alternativa. Ecco la scommessa di Mongioia
Le parole chiave dell’attività di Mongioia sembrano essere sperimentazione e, ovviamente, moscato. Se poi i due concetti vengono abbinati, la situazione si fa ancora più interessante. La cantina ha sede a Santo Stefano Belbo, in piena langa pavese e propone un moscato che non sa rimanere cheto al suo posto, ma osa. Mongioia non si accontenta di presentare il famoso vino da dolce in maniera classica, ma lo pensa (perché è di pensiero profondo che si parla) in versione secca e brut spumante millesimato. Come a voler dare una nuova dimensione al moscato, troppo spesso pensato (a torto secondo noi) solo come vino da dolce amato da chi non è abbastanza ardito da bere altro insieme a torta e pasticcini.

Resistenza Naturale: la passione di quattro produttori che diventa un film
Il regista Jonathan Nossiter ha ascoltato la loro storia e ne ha fatto un film: “Resistenza Naturale“, nato per gioco da un viaggio in vigna con telecamera alla mano e presentato poi al Festival del cinema di Berlino 2014. Dalle Marche alla Toscana, dall’Emilia al Piemonte il documentarista incontra i viticoltori che non si sono piegati alla standardizzazione e hanno uno stretto legame con la loro terra. Da anni combattono le leggi restrittive e la burocrazia dei controlli dell’Unione europea e delle associazioni dei viticultori. Ma il segreto della loro battaglia, che sta raccogliendo sempre più sostenitori, è nella semplicità. Secondo Elena Pantaleone, produttrice della cantina La Stoppa, la forza del gruppo è “avere rispetto per il mondo naturale, essere caparbi ma soprattutto amici tra di noi”. E continua: “Tutto avremmo pensato, tranne di essere definiti rivoluzionari e all’avanguardia”. Sulle bottiglie della cantina La Stoppa nessun simbolo che certifichi la produzione biologica: “Vorrei che le persone smettessero di prestare troppa attenzione alle etichette e imparassero ad ascoltarsi un po’ di più”. Domenica sera al Wine Sanremo la proiezione del film alla presenza di Elena Pantaleone.

La Sicilia che non ti aspetti
I vini siciliani notevoli sono molti e lo sono anche quelli presenti al Wine in Sanremo. Ma oltre a ciò che sta nel bicchiere, spesso ad affascinare è la storia nascosta dietro a un sorso di vino. Mandrarossa è l’alta gamma di cantine Settesoli, una cooperativa costruita da ben 2000 viticoltori. Ogni pezzetto di terra coltivato forma una tessera del mosaico di vigne che producono vini ottimi, grazie alla posizione privilegiata di Menfi, nel sud della Sicilia, e alla varietà del territorio. I vigneti che partono dall’entroterra e arrivano in riva al mare si sono rivelati ideali per vitigni inusuali per la storia viticola siciliana. Da non perdere il Petit Verdot che nel suolo sabbioso ricco di ferro della contrada Timperosse ha trovato un luogo d’elezione. Così nasce un vino ricco di mineralità e dai profumi intensi. Viene vinificato in purezza da Mandrarossa, a differenza di quello che viene fatto in Francia. Noi ci siamo appassionati a questo vino e lo ha fatto anche la Guida di Gambero Rosso, che quest’anno lo ha premiato con i tre bicchieri.