Il primo a parlare di lobby gay nei giorni scorsi è stato il sindaco Virginio Merola, in riferimento allo sgombero del collettivo Lgbt Atlantide. E a tornare sul tema è il vescovo ausiliare emerito di Bologna, monsignor Ernesto Vecchi, che a margine della presentazione del restauro di un’opera di Cimabue alla Fondazione Lercaro, rispondendo ad una domanda sulla ‘salute’ della città ha detto: “Bologna ha un sacco di potenzialità, ma per liberarle non bisogna chiudersi nelle ideologie o dentro le lobby, ecco la parola giusta: lobby gay, lobby economiche, lobby massoniche. Sono questi i veri rischi della nostra città”.
“Bologna è molto in fibrillazione – ha aggiunto Vecchi – C’è paura, non so bene di che cosa. Questa città ha bisogno di riscoprire da dove viene, perché molti se lo sono dimenticato. Se una città non ha più le sue radici, non c’è primavera. E poi, si deve guardare avanti. Bisogna fare sintesi tra passato, presente e futuro. Dopo tutto va bene, quando c’è sinergia“. Vecchi, poi, ha concluso il suo intervento con una considerazione sul primo cittadino: “Non è detto che il sindaco debba essere il migliore e il più intellettuale. Io sono stato fatto vescovo, ma c’erano tanti miei compagni più bravi di me. E’ un mistero”.
Nei giorni scorsi Merola aveva fatto riferimento alle lobby gay dopo la decisione di sgomberare Atlantide, un collettivo Lgbt, da un’immobile pubblico e aveva definito così il gruppo che era in presidio da alcuni giorni nella sede sui viali. La decisione dello sgombero, peraltro, è costata le deleghe all’assessore alla cultura di Bologna Alberto Ronchi. “Lobby è offensivo? – aveva detto Merola – Lo ritiro. peccato che significa ‘gruppo di pressione’ e per me non è offensivo, tanto che le lobby ci sono in tutto il mondo in piena trasparenza”. Poi aveva aggiunto: “Io mi faccio denunciare sull’acqua perché è un diritto delle persone, non mi faccio denunciare perché un gruppo di 40 persone che si sente l’ombelico del mondo e vuole una sede a dispetto del mondo”. Infine aveva ricordato che “ci sono centinaia di associazioni costituite in città che hanno diritto ad una sede” e che “non ci si può rapportare con le istituzioni solo quando conviene”.