Il Consiglio di presidenza della magistratura contabile fissa in cinque anni la massima permanenza nello stesso incarico. Mettendo fuori gioco anche Ermete Bogetti, noto per le sue indagini sui bilanci della giunta Burlando, sulla raccolta rifiuti e sul danno erariale provocato dai poliziotti che intrevennero alla scuola Diaz durante il G8. E lui ricorre al Tar
Una disposizione assunta a livello centrale potrebbe mettere fine alla carriera di sette procuratori regionali alla testa di altrettante procure della Corte dei conti. L’ha assunta il Consiglio di presidenza della magistratura contabile – l’equivalente del Csm dei magistrati ordinari – stabilendo in cinque anni secchi il periodo massimo di permanenza di ciascun procuratore nella medesima sede. In precedenza, gli anni di servizio erano quattro, prorogabili di altri quattro su richiesta dell’interessato. Fra i sette destinatori del provvedimento c’è anche Ermete Bogetti, procuratore presso la Corte dei Conti della Liguria. Se il ricorso che ha già presentato al Tar del Lazio non verrà accolto, Bogetti dovrà fare le valigie a fine anno. E trasferirsi ad altra sede e altro incarico.
Un magistrato contabile che non fa sconti a nessuno, Bogetti, genovese, 64 anni a dicembre. Ne sanno qualcosa in Regione Liguria. Bogetti ha spulciato diligentemente le carte dell’inchiesta sulle spese pazze che vede indagati una ventina di ex consiglieri dell’ultima legislatura prima dell’attuale, e sta preparando relazioni molto pesanti. Ha messo il naso nella finanza creativa della giunta Burlando, rimandando al mittente con tanto di circostanziate osservazioni, la parifica, ossia la quadratura dei conti presentata dall’allora assessore al bilancio Pippo Rossetti. Censurando fra le tante le operazioni contabili che avevano addossato ad Arte (la società che si occupa di edilizia popolare) un centinaio di milioni di debiti intestati alla Regione. Bogetti aveva anche indagato sulla vicenda della scuola Diaz al G8 di Genova, calcolando il danno erariale prodotto dai funzionari di polizia mendaci che avevano fabbricato le prove (le molotov introdotte nella scuola) contro i ragazzi vittime dei pestaggi. In virtù della sentenza della corte di Strasburgo che aveva condannato l’Italia per il reato di tortura è prevedibile un maxirisarcimento, legato anche al danno di immagine internazionale sopportato dal nostro Paese.
Bogetti aveva prodotto alcune sentenze-pilota nell’ambito della raccolta dei rifiuti, censurando i comuni che non avevano realizzato adeguate disposizioni per la raccolta differenziata. Un magistrato scomodo per il potere, insomma. Che fa il proprio dovere nonostante l’esiguità delle forze a disposizione (con lui collaborano appena tre sostituti) e le montagne di pratiche, conteggiate in migliaia ogni anno, che affollano la sua scrivania. Non stupisce dunque che “casualmente” la nuova disposizione colpisca, fra gli altri anche lui. Indiscrezioni non controllate indicavano in un altro collega di Bogetti come il bersaglio della riforma, ma curiosamente quel procuratore non compare nella lista dei sette destinatari dell’avviso di sfratto, per così dire.
Bogetti aveva chiesto ed ottenuto la proroga dell’incarico alla fine del 2014 e quindi era destinato a restare in carica altri tre anni, fino al dicembre 2018. Se dovesse lasciare l’incarico al 31 dicembre prossimo, potrebbe optare per uno dei posti di procuratore resisi disponibili in altra sede, naturalmente attraverso concorso. In caso non scegliesse la nuova destinazione sarebbe trasferito d’ufficio dal Consiglio di presidenza della Corte dei Conti. C’è anche l’opzione estrema, ossia andare in pensione. Ma a quanto si capisce, Bogetti non la prende in considerazione, pur avendone i requisiti.
La partita però è tutt’altro che chiusa. Il ricorso presentato al Tar del Lazio per suo conto dagli avvocati Corrado Mauceri e del foro di Genova e Gabriele Pafundi del foro di Roma potrebbe ottenere la sospensiva del provvedimento a fermare il tempo in attesa della decisione dei giudici amministrativi. In questo caso Bogetti resterebbe in carica fino alla pronuncia definitiva che con l’eventuale ricorso al consiglio di Stato, potrebbe richiedere anni. Spiega ilfattoquotidiano.it l’avvocato Mauceri: “Nell’udienza della scorsa settimana di fronte al Tar del Lazio abbiamo insistito affinché la decisione venga presa rapidamente e abbiano riproposto l’istanza di sospensiva. La decisione del Tar quindi dovrebbe essere imminente e nel caso fosse nel senso di respingere il ricorso, ci rivolgeremmo al consiglio di Stato, tornando a chiedere la sospensiva del provvedimento in questione”.
In altre parole è una corsa contro il tempo per impedire che Bogetti lasci l’incarico. Soltanto il procuratore contabile di Aosta ha presentato analogo ricorso al Tar. Interpellato da ilfattoquotidiano.it, Bogetti si è stupito che il suo caso sia diventato di dominio pubblico e ha preferito non rilasciare dichiarazioni.