Ha ricevuto il riconoscimento per le ricerche su come i consumatori distribuiscono la loro spesa tra i diversi beni, come decidono quanto risparmiare e come si misurano il benessere e la povertà. Nel 2009 ha individuato in 75mila dollari la soglia di reddito oltre la quale la felicità non aumenta più
Il premio Nobel 2015 per l’Economia è stato assegnato a Angus Deaton per i suoi studi su consumi, povertà e welfare. L’economista, che ha passaporto americano ma è nato a Edimburgo, insegna Economia all’università di Princeton. “Collegando scelte individuali dettagliate e risultati aggregati, la sua ricerca ha contribuito a trasformare i campi della microeconomia, macroeconomia ed economia dello sviluppo”, si legge nelle motivazioni della Banca Centrale di Svezia, a cui spetta la scelta del vincitore in questa disciplina. “Per progettare una politica economica che promuova il benessere e riduca la povertà, dobbiamo prima capire le scelte di consumo individuali. Più di chiunque altro, Angus Deaton ha migliorato questa comprensione”.
La Royal Academy svedese ha voluto premiare il suo lavoro che analizza come i consumatori dividono la spesa fra beni diversi, quanto spendono e quanto risparmiano. Il premio è stato conferito, in particolare, per tre differenti scoperte: la creazione di un modello di domanda battezzato “Almost Ideal Demand System”, che permette di valutare come la domanda di ogni bene dipenda dai prezzi di tutte le merci e dai redditi individuali, i collegamenti fra consumi e reddito sia a livello micro sia macro e lo studio degli standard di vita e di povertà nei paesi in via di sviluppo.
Tra i contributi più rilevanti dell’economista c’è la formulazione del cosiddetto “Paradosso di Deaton”, nello studio intitolato “La grande fuga: salute, benessere e le origini dell’ineguaglianza”, in cui si sviluppa la tesi secondo cui le diseguaglianze sono necessarie alla crescita e allo sviluppo. Nel 2009, poi, Deaton ha scoperto che la “soglia della felicità” è a quota 75mila dollari: oltre quel reddito, secondo le sue ricerche, la soddisfazione delle persone non aumenta perché diminuiscono i desideri da appagare.