A rivelarlo è il sito di Hollywood Reporter. La Paramount Pictures e la casa di produzione Appian Way di proprietà dello stesso attore hanno acquisito i diritti del libro che il corrispondente economico del New York Times Jack Ewing sta scrivendo sul diesel gate. Ne 1998 la star di Hollywood ha dato vita a una fondazione per la salvaguardia del pianeta attraverso il finanziamento e la diffusione di comportamenti ecosostenibili. Era intervenuto anche all'Onu per il summit sul clima
Wolf of Wolfsburg? Leonardo DiCaprio porterà lo scandalo Volkswagen sul grande schermo cinematografico. L’indiscrezione filtra attraverso le pagine del sito di Hollywood Reporter. La grande casa di produzione e distribuzione Paramount Pictures e la Appian Way di proprietà dello stesso DiCaprio e di Jennifer Davisson hanno acquisito i diritti del libro che il corrispondente economico del New York Times, Jack Ewing, sta scrivendo sul diesel gate.
Il nuovo testo del giornalista americano, già autore di “Germany’s Economic Renaissance: Lessons for America”, spiegherà nei dettagli come la società tedesca sia riuscita a truccare i risultati dei test effettuati sulle emissioni dei modelli diesel di oltre 500mila automobili. Uno scandalo che ha scosso il mercato mondiale dell’auto, portato alle dimissioni l’amministratore delegato della Volkswagen, Martin Winterkorn, e che negli Stati Uniti ha avuto una grandissima eco per il fatto che è stata proprio la United States Environmental Protection Agency a comunicare che la casa automobilistica tedesca aveva illegalmente installato un software progettato per aggirare le normative ambientali sulle emissioni di gasolio.
Tra i commentatori delle vicende hollywoodiane sul web era già partito il totoscommesse su chi si sarebbe accaparrato lo scandalo ecologico-industriale più impressionante del nuovo millennio. L’ha spuntata DiCaprio che per il suo impegno ambientalista è arcinoto, ben prima del suo discorso alle Nazioni Unite per il summit sul clima. E’ dal 1998 che l’attore americano ha dato vita a una fondazione per tutelare e salvaguardare il pianeta attraverso l’adozione, il finanziamento e la diffusione di comportamenti ecosostenibili.
Solo nel 2014 la DiCaprio Foundation ha sborsato oltre 15 milioni di dollari per aiutare ventisette associazioni “green” sparse per il mondo soprattutto in merito al tema del riscaldamento globale, dopo che parecchi milioni di dollari erano stati investiti nella tutela faunistica in particolar modo di tigri ed elefanti. DiCaprio è stato anche producer di diversi documentari, film, e serie tv a sfondo ambientalista. Ha prodotto “L’undicesima ora” (2007), il documentario di Leila e Nadia Connors presentato a Cannes dove non mancavano soluzioni pratiche per la salvaguardia della terra.
E’ stato produttore della serie tv Greensburg, sull’omonima città del Kansas ricostruita in modo eco-sostenibile dopo un tornado, e produttore esecutivo del film Virunga ambientato nel parco naturale del Congo seguendo le tracce dei ranger che tutelano i gorilla sia dalle stragi dei guerriglieri ribelli sia dalle compagnie estrattive come la Soco. Infine nel 2015 ancora executive di Cowspiracy, il documentario in cui ambientalisti e animalisti entrano in conflitto sull’uso delle risorse del pianeta.
DiCaprio guida una Toyota Prius, vive (quando riesce) in un appartamento newyorkese che è in un grattacielo ecosostenibile e ha comperato un’isoletta al largo del Belize nella quale ha costruito un eco-resort. Ma il bel Leo sembra amare molto la velocità dei jet privati. Mezzi parecchio inquinanti per viaggi rapidissimi che gli sono stati contestati da una certa stampa scandalistica la scorsa primavera. Dai file della Sony hackerati sono sbucati sei viaggi in sei settimane sul jet, tra aprile e maggio 2014, costati 200mila dollari e che per il trasporto di un passeggero solo hanno inquinato parecchio i cieli americani.