Sicurezza, economia, finanza, armi: la favorita si scontra in particolare con il senatore Bernie Sanders. Che però la difende sulla questione email
Si sono scontrati su tutto. Sicurezza nazionale, economia, Wall Street, leggi sul controllo delle armi. Hillary Clinton e Bernie Sanders hanno affrontato il primo dibattito televisivo tra candidati democratici alla presidenza – organizzato a Las Vegas da Cnn – confermando le aspettative di uno scontro-confronto duro, aperto, volto a rivelare contraddizioni e passi falsi dell’avversario – cosa che in campagna elettorale i due hanno sinora evitato di fare. Alla fine la Clinton è emersa per una performance tranquilla, rilassata, capace di articolare nei dettagli la proposta politica. Al contrario, Sanders è apparso in più di un’occasione in difficoltà, sulla difensiva di fronte agli attacchi della sfidante.
Il tema immediato e centrale dello scontro tra la Clinton e Sanders è stato quello del “gun control”, tornato d’attualità, soprattutto tra gli elettori democratici, dopo l’ultima strage in Oregon. La Clinton ha accusato Sanders di essere troppo debole sulla questione delle armi e dell’opposizione alla National Rifle Association, e ha messo in discussione certe sue scelte di voto del passato (soprattutto quando Sanders votò contro la possibilità di ritenere penalmente responsabili le aziende produttrici di armi). “E’ una questione vasta e complicata”, ha replicato Sanders, che viene dal Vermont, uno stato in larga parte rurale, dove le armi sono largamente diffuse. “Ero in Senato anch’io – ha replicato la Clinton – e per me non è stato difficile scegliere, anzi è stato semplicissimo”.
La strategia dell’ex-segretario di stato è apparsa incentrata soprattutto sul tentativo di mostrare che il suo sfidante è incapace di affrontare con sicurezza e sufficiente controllo la realtà di governo di una superpotenza. Ridicolizzando l’ammirazione di Sanders per il sistema sanitario danese, la Clinton ha spiegato, con un sorriso: “Non siamo in Danimarca, senatore Sanders. Io amo la Danimarca, ma qui siamo in America”. Stessa volontà di mostrare l’impreparazione dell’avversario a essere commander-in-chief la Clinton l’ha mostrata sulla questione della sicurezza nazionale. “La Siria è un pantano nel pantano”, ha spiegato Sanders, ribadendo la sua contrarietà a inviare truppe americane in operazioni militari all’estero. “Nessuno è a favore delle operazioni militari”, ha subito ribattuto la Clinton, aggiungendo di “essere una progressista che ama però ottenere risultati concreti”.
A differenza dei dibattiti televisivi repubblicani, imperniati in gran parte su scontri e insulti personali, quello democratico – cui hanno partecipato anche tre altri candidati, il governatore del Rhode Island, Lincoln Chafee, l’ex-senatore della Virginia, Jim Webb e l’ex-governatore del Maryland, Martin O’Malley – è stato in larga parte centrato sui temi e le questioni politiche. I candidati si sono scontrati, ma hanno sempre mantenuto un livello di rispetto reciproco e di fair-play. In un’occasione Sanders è anche intervenuto in difesa della Clinton. E’ stato quando il senatore del Vermont ha detto che “gli americani sono stufi di sentir parlare di quelle dannate email”, un riferimento alle critiche che la Clinton si sta attirando, soprattutto da parte repubblicana, per aver usato un account personale quando era segretario di stato. La Clinton ha sorriso, ha stretto la mano allo sfidante e detto, tra gli applausi del pubblico:
“Grazie, senatore Sanders”.
Per il resto, la strategia della candidata alla presidenza è stata quella di presentarsi come una politica capace, affidabile, la scelta più naturale se i democratici vogliono mantenere una collocazione progressista, a sinistra, ma al tempo stesso conquistare i voti degli indipendenti. “Al centro della mia campagna sta il tema di come aumentare i minimi salariali”, ha spiegato la Clinton, che ha ricordato il suo impegno, l’impegno di tutta una vita, a favore della middle-class. Di fronte all’osservazione del moderatore Anderson Cooper, che ha messo in discussione alcuni ondeggiamenti su questioni cruciali – per esempio la Keystone Pipeline – la Clinton ha replicato: “Sono stata coerente tutta la mia vita politica. Ho sempre combattuto per gli stessi valori e principi. Ma come tutti gli esseri umani, inclusi quelli che si presentano alle elezioni, assorbo nuove informazioni. Guardo a quello che succede nel mondo”.
La risposta ha avuto lo scopo di controbattere l’accusa che più spesso le viene mossa. E cioè quella di essere pronta a tutto pur di essere eletta, pur di ottenere quello che vuole. Un sondaggio di Cbs di domenica scorsa rivela che il 61% degli americani pensa che la Clinton “non sia autentica”. La performance di Las Vegas è stata tutta rivolta a mostrare il contrario: la passione, l’affidabilità, la concretezza della candidata. Si è trattato, in effetti, di una delle migliori prove televisive dell’intera carriera politica della Clinton, che non è mai apparsa in difficoltà di fronte a una domanda. Per contrastare un’accusa che le è stata più volte mossa – quella di apparire “efficiente ma scarsamente simpatetica” – l’ex-first lady ha anche più volte scherzato; per esempio quando ha ammesso di “aver bisogno di più tempo” alla toilette, durante l’intervallo pubblicitario. La sua prova di Las Vegas rende sicuramente più difficile la discesa in campo di Joe Biden, che non ha ancora sciolto la riserva su una sua candidatura. Biden punta allo stesso elettorato della Clinton e la sicurezza da front-runner mostrata dalla candidata in televisione non sembra lasciare molto spazio politico per l’attuale vicepresidente.
Bernie Sanders continua invece la corsa elettorale nelle primarie – nelle ultime settimane ha mostrato un forte aumento di consensi in Iowa e New Hampshire, i primi due Stati dove si voterà – ma l’apparizione di Las Vegas sicuramente non convince. Sanders si è speso soprattutto nella crisi degli eccessi del sistema finanziario – “Non è il Congresso a regolare Wall Street, ma è Wall Street a regolare il Congresso”, ha spiegato – cercando anche di chiarire la sua posizione di critica degli eccessi del capitalismo e delle storture nella distribuzione della ricchezza. “”Il socialismo democratico pensa che sia immorale e illegittimo che l’un per cento di questo Paese possegga una ricchezza eguale a quella del 90 per cento della popolazione”, ha detto. Nel complesso, Sanders è apparso però spesso sulla difensiva, scarsamente incisivo e incapace di rispondere agli attacchi della Clinton, che ne ha messo in dubbio l’eleggibilità.