“Ho agito nel pieno rispetto delle norme e all’insegna della massima trasparenza come emerge dall’esame dei bonifici”. Tradotto: niente peculato. Con queste parole il senatore Maurizio Gasparri ha respinto l’accusa di essersi appropriato nel 2012 di 600mila euro dei fondi destinati al gruppo di Forza Italia (di cui era presidente) per l’acquisto di una polizza a vita intestata a suo nome. Rispondendo alle domande del pubblico ministero Alberto Pioletti davanti ai giudici della X sezione del Tribunale di Roma, il parlamentare ha dichiarato che quel denaro giacente sul conto corrente a lui intestato, in quanto presidente del gruppo, non servì per quella polizza ma fu un investimento di fondi.

“Ricordo che il direttore della filiale della Bnl al Senato – ha detto Gasparri – mi chiese un appuntamento. Si parlò dei residui che erano sul conto corrente sul quale confluivano tra il 2008 e il 2013 i fondi destinati alla presidenza. Il 70% era destinato a me mentre il 30% veniva assegnato al vicepresidente vicario Gaetano Quagliariello. Considerata l’entità del deposito – ha aggiunto il vicepresidente del Senato – la banca propose come investimento un prodotto finanziario, non una polizza sulla vita”.

Sempre rispondendo alle domande del pm Gasparri ha ricordato che all’epoca il gruppo aveva dei contenziosi con ex dipendenti. Per questo motivo chiese al direttore della banca che l’investimento fosse esigibile immediatamente e senza rischi perché il denaro investito un giorno sarebbe stato necessario in caso che le richieste degli ex dipendenti venissero accolte. Alla fine per quelle cause di lavoro in corso fu pagato un milione di euro prelevato da quel conto. Quanto all’accusa di peculato Gasparri ha detto di aver restituito in totale almeno 700mila euro, molto più di quanto era stato investito nel fondo finanziario.

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