Va in scena alla Camera l’ennesimo capitolo sul Ponte sullo Stretto di Messina.
L’On. Claudio Fava, siciliano doc, presenta una interrogazione a risposta immediata al ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, dove chiede conto del suo orientamento sull’ipotesi di riattivazione del progetto per il ponte sullo Stretto di Messina, alla luce delle recenti affermazioni espresse sul punto dal ministro dell’interno, l’On. Angelino Alfano, che non ha solo pubblicamente annunciato la volontà di riprendere in considerazione la progettazione del ponte sullo Stretto di Messina, ma anche chiesto al presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi la definizione di un calendario preciso di realizzazione dell’opera entro il 2018.
E tutto questo, senza contare, come ben noto, che in una mozione approvata il 29 settembre scorso, a prima firma dell’Onorevole Dorina Bianchi, parlamentare dello stesso partito del ministro Alfano, si impegna il governo «a valutare l’opportunità di una riconsiderazione del progetto del ponte sullo Stretto di Messina, come infrastruttura ferroviaria, previa valutazione e analisi rigorosa del rapporto costi-benefìci, quale possibile elemento di una strategia di riammagliatura del sistema infrastrutturale del Mezzogiorno».
E sapete cosa ha risposto il ministro Delrio? In buona sostanza ha detto che il governo è favorevole a valutare l’opportunità di riconsiderare il progetto come infrastuttura ferroviaria perché questa è una valutazione che non si nega a opere “che hanno questo tipo di importanza”. Del resto dice il ministro “nel momento in cui la discussione aperta e pubblica è il punto chiave del nuovo codice degli appalti, mi sembrava incoerente, impossibile dire di no a valutare l’opportunità di riconsiderare il progetto”.
Cioè a dire: parliamone. Comunque Parliamone. Poi certo non è una priorità per il governo, ci sono altre urgenze, ma in ogni caso non si sa mai.
A questo punto mi chiedo: scusi, ministro Delrio, ma lo ha letto che c’è scritto nella interrogazione dell’Onorevole Fava? Il ministro Alfano ha chiesto un calendario per la definizione dell’opera entro il 2018. Perché? E perché si è così precisi nel parlare di riconversione in infrastruttura ferroviaria? Ci sono forse delle discussioni in atto con i vertici di Ferrovie dello Stato o che altro? Di che si tratta? Che cos’è questa proposta di Alfano?
Come ben evidenziato dall’interrogazione dell’On. Fava il progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina ha già palesato in passato significative carenze tecniche, al punto da essere sottoposto a ben 223 richieste di integrazioni da parte della commissione speciale di valutazione di impatto ambientale a cui la Stretto di Messina spa e il general contractor Eurolink, capeggiato da Impregilo, non ha mai risposto conclusivamente.
Non è mai stato individuato, nonostante i ripetuti annunci e road show in Italia e all’estero, alcun partner privato disponibile a finanziare con propria quota un’opera il cui costo previsto era lievitato (dati di due anni fa) a 8,5 miliardi di euro, più del doppio di quello con cui il general contractor Eurolink aveva vinto la gara.
Sono stati già spesi 383 milioni di euro per il progetto e per il mantenimento della Stretto di Messina spa. L’insostenibilità economica del progetto è stata definitivamente dimostrata dagli studi degli advisor internazionali, che hanno stimato, nelle condizioni ottimali, un traffico automobilistico a regime – entro 25 anni dalla conclusione dell’opera – non superiore all’11 per cento della capacità complessiva del ponte, ovvero 11,6 milioni di auto l’anno, a fronte, appunto, di una capacità complessiva teorica dell’opera di 105 milioni di auto l’anno nelle due direzioni.
L’insostenibilità dal punto di vista tecnico è stata sottolineata da molti recenti e accreditati studi che considerano un azzardo costruire un manufatto ad un’unica campata di 3.300 metri lunghezza a doppio impalcato stradale e ferroviario, sorretto da torri di circa 400 metri di altezza in una delle zone a più elevato rischio sismico del mondo.
L’inutilità dal punto di vista infrastrutturale è conseguenza dell’estrema fragilità della rete di trasporti su rotaia a sud di Salerno, con la realistica previsione di poter ridurre non più del 10 per cento i tempi di percorrenza ferroviaria da Roma alla Sicilia nel caso di costruzione del ponte.
Vogliamo ancora continuare con lo studio “The tectonic puzzle of the Messina area (Southern Italy)” del Professor Carlo Doglioni dove sono svelate le cause geologiche della natura sismica dello Stretto da me già segnalato in precedente post? Ma di che stiamo parlando?
La verità è che la Calabria e la Sicilia sono ormai da troppi anni al centro di una discussione inutile per la realizzazione di un’opera ingestibile sotto ogni punto di vista che rischia di rendere sterile qualsiasi iniziativa efficace per il futuro di queste Regioni e affossare quello che dovrebbe essere l’obiettivo prioritario del suo Dicastero e cioè quello di potenziare e riqualificare le infrastrutture già esistenti.
Ministro Delrio, lasci perdere le richieste di Alfano, non c’è da perdere neanche un secondo riguardo al Ponte sullo Stretto di Messina.