Veneto Banca, secondo il nuovo amministratore delegato Cristiano Carrus, non farà “mai e poi mai operazioni di macelleria sociale“. Ma il piano quinquennale dell’istituto, presentato mercoledì, prevede di qui al 2020 430 esuberi e la chiusura di 130 filiali con l’obiettivo di risparmiare 19 milioni di euro. La banca, che entro aprile 2016 dovrà realizzare un aumento di capitale da 1 miliardo di euro per far fronte alla perdita monstre da 968 milioni registrata nel 2014 e al rosso del primo semestre, farà ricorso a “piani di pensionamento e pre-pensionamento, ottimizzazione del turn over del personale, contenimento del numero dei dirigenti ed estensione dell’utilizzo del part-time”, oltre a “esternalizzare le attività di back office e dei processi operativi a basso valore aggiunto”. Sarà coinvolto in tutto l’8% della forza lavoro.
Tutte conseguenze della malagestione degli ex vertici, che ha reso necessarie nel solo 2014 svalutazioni prudenziali e accantonamenti per 1,45 miliardi. L’ex direttore generale Vincenzo Consoli, che ha lasciato a fine luglio, come è noto è indagato insieme all’ex presidente dell’istituto Flavio Trinca nell’inchiesta della procura di Roma per ostacolo all’attività dell’autorità di vigilanza. Nonostante questo il presidente Francesco Favotto ha spiegato che “allo stato attuale non esistono evidenze oggettive per poter avviare azioni di responsabilità” nei confronti dei precedenti amministratori. “Dovessero emergere lo decideremo a tempo debito”, ha detto, ribadendo che al momento della presentazione del bilancio 2015 il consiglio di amministrazione presenterà le dimissioni.
La pesante eredità del passato farà sì che la banca, per rimettere in sesto i bilanci e tornare al “piccolo utile intorno a 10-15 milioni di euro” previsto da Carrus per il 2016, debba anche razionalizzare tutte le partecipazioni “con l’obiettivo di concentrare le risorse disponibili sull’attività caratteristica della banca” e taglierà di 2,7 milioni le spese di consulenza, di 1,7 quelli per le auto aziendali e di 1,5 le uscite per sponsorizzazioni. In particolare saranno rescissi i rapporti con la Juventus, di cui l’istituto era “official partner”. “Le risorse per sostenere le attività sportive saranno concentrate sulle attività sui territori in cui la banca opera”, ha spiegato Carrus. Il quale ha anche informato che “verranno meno le grandi assemblee sociali“, come quella ad alta tensione dello scorso 15 aprile che ha visto molti piccoli soci danneggiati dalla perdita di valore delle azioni attaccare i vertici. Questa novità “farà risparmiare 15 milioni”, secondo il manager.
Al contrario verranno investiti circa 40 milioni “a supporto del turnaround gestionale, concentrati sullo sviluppo della rete commerciale, sull’It a favore dello sviluppo commerciale, della nuova architettura di Vigilanza europea e della data governance e sulla formazione mirata alla crescita professionale delle figure ad alto potenziale”.
L’istituto, che l’anno prossimo si trasformerà in società per azioni come previsto dalla legge di riforma delle banche popolari, punta a registrare nel 2020 un utile di 240 milioni di euro. Il margine di intermediazione è visto in aumento del 12,2% dagli 825 milioni del 2014 ai 925,5 milioni di fine 2018 per poi salire a 1 miliardo nel 2020. Quanto ai crediti deteriorati, Veneto Banca punta a rettifiche nette in calo a 138,5 milioni di euro nel 2018 e a 107,3 milioni nel 2020, dai 716,9 milioni di fine 2014.