L’era De Luca a Salerno è tutt’altro che finita. Stavolta a puntare alla guida della città c’è Roberto De Luca, secondogenito di Vincenzo, governatore della Campania e sindaco per quasi vent’anni. La stampa locale dà per quasi certa la sua candidatura alle amministrative di primavera. Eppure solo pochi mesi fa, a chi gli chiedeva della sua ipotetica presenza in lista alle ultime Regionali vinte dal padre, il rampollo rispondeva: “Non è ancora arrivato il mio momento”. Oggi, invece, pare sia pronto a fare il proprio ingresso nella politica ‘dei grandi’ e, a differenza del papà che ha sempre corso con le liste civiche, si candiderebbe come capolista Pd, consentendo al partito di entrare per la prima volta in Consiglio. Se le indiscrezioni pubblicate da alcuni giornali locali fossero vere, quindi, il 32enne con laurea in Economia e commercio diventerebbe il primo candidato democratico a Salerno.
LA PRIMA VOLTA CON IL PARTITO – Vincenzo De Luca è stato sindaco della città da maggio a luglio del 1993 (ad interim, nda) e, in seguito, da dicembre 1993 a maggio 2001 e da giugno 2006 a gennaio 2015. In pratica un’era. Eppure l’ex primo cittadino si è sempre presentato con liste civiche (sia prima che dopo la fondazione del Partito democratico), anche a causa di uno scontro interno che ha visto il suo momento più critico nei mesi che hanno preceduto le elezioni comunali del 2006, quando i partiti di sinistra gli contrapposero un altro candidato, l’ex presidente della Provincia Alfonso Andria. Ecco perché il Pd non ha ancora portato un suo esponente nell’assise cittadina. Questa volta il voto a Roberto De Luca sarebbe espresso proprio sotto il simbolo del Pd. Con una nuova e più forte valenza politica, dunque. Che consentirebbe ai dem di entrare per la prima volta in consiglio.
DE LUCA JUNIOR E L’ALTRO ‘FIGLIO D’ARTE’ – Roberto De Luca è responsabile del dipartimento Economia della segreteria provinciale del Pd, mentre suo fratello maggiore Piero, classe 1980, dal 2013 è membro dell’assemblea nazionale dem. In lista De Luca junior sarebbe in buona compagnia. Dietro il suo nome, quello di Federico Conte, figlio dell’ex ministro socialista Carmelo Conte, genero dell’ex senatore Alfonso Andria e primo dei non eletti alle elezioni regionali. Suo padre, insieme agli ex ministri Paolo Cirino Pomicino, Francesco De Lorenzo e Giovanni Prandini formava la cosiddetta ‘banda dei quattro’, definizione coniata dal “collega” democristiano Guido Bodrato. Il suo non era un complimento.
IL SEGRETARIO PROVINCIALE NON CONFERMA NE’ SMENTISCE – Il segretario provinciale del Pd di Salerno Nicola Landolfi non esclude che tra qualche mese tutto ciò possa verificarsi, ma smentisce che i nomi di Roberto De Luca e Federico Conte siano già sicuri e in cima alla lista. “Non è vero – ha detto a ilfattoquotidiano.it – anche perché di lista si parlerà solo all’inizio dell’anno prossimo. Se entrambi daranno la loro disponibilità a candidarsi le valuteremo insieme ai circoli della città”. Prima di Natale nessuna certezza dunque: “Del resto – ha concluso Landolfi – abbiamo altri autorevoli dirigenti del partito e assessori uscenti dai quali poter partire. Ma anche De Luca e Conte sono nomi autorevoli”.
IL POTERE CHE SI TRAMANDA – Facile ipotizzare che, candidandosi, il figlio del governatore della Campania punterebbe a intercettare tutto il bacino di voti del padre, che ha governato per quattro mandati. A livello politico significherebbe la continuità amministrativa di un sistema di potere molto forte. Dopo la vittoria alle regionali di Vincenzo De Luca entrambi i figli (che hanno fatto parte del comitato elettorale) dichiararono di voler rimanere accanto al neo governatore nella nuova avventura, ma “senza incarichi ufficiali”. D’altro canto “non sarebbe bello – dissero – vedere la famiglia incardinata in Regione in ruoli ufficiali”. Ecco allora la scelta di optare per il Comune. Lo stesso De Luca senior in tal senso ha sempre lasciato una porticina aperta: “Sono imbecillità tutte italiane, perché il problema non sono ‘i figli di’, ma sapere se il figlio in questione è un cretino. Se è cretino non va bene, se è una persona per bene e capace che giudichino gli elettori”.