Andrea Palladino, collaboratore di ilfattoquotidiano.it, è stato oggetto di pesanti insulti e allusioni postate su Facebook da parte di Lamberto Trivelloni, politico Ncd dei Castelli Romani citato in un articolo sui rapporti tra Lorenzo Lorenzin, fratello del ministro della salute Beatrice (anche lei del partito di Alfano) e Natan Altomare, uno dei 24 arrestati nella recente operazione contro il clan Di Silvio a Latina, accusato di estorsione. Il politico è citato da Lorenzo Lorenzin in un’intercettazione (“incominciate a coinvolgere quelle persone che che conoscono pure Lamberto Trivelloni… così facciamo un bell’incontro su Roma, che a noi ci interessa tanto Roma…”). Nell’articolo, Palladino ricorda che Trivelloni ha una condanna in primo grado per associazione a delinquere per una vicenda che aveva portato al suo arresto quando era assessore a Velletri.
Trivelloni avrebbe avuto tutto il diritto di inviare a ilfattoquotidiano.it rettfiche o precisazioni su eventuali inesattezze. Noi, come abbiamo sempre fatto, gli avremmo dato lo spazio dovuto. Però, significativamente, finora non lo ha fatto, probabilemente perché i fatti riportati non sono smentibili. Invece ha scelto la via dell’insulto e dell’insinuazione sbattuti pubblicamente su Facebook. Non si è limitato alle solite banalità sul giornalista “ignobile e incapace giornalaio”, e neppure – il che già sarebbe grave – a definirlo “quel coglione”. Quest’altro eccelso campione del Nuovo centrodestra (a proposito, il ministro dell’Interno Alfano ha qualcosa da dire? O magari ci troveremo prima o poi Trivelloni candidato a qualche elezione per il suo partito?) arriva a insultare anche il padre del nostro collega, magistrato deceduto nel 2013. Il “mediocre giornalista”, scrive il politico su Facebook, “è figlio di un ex sostituto procuratore” che “ebbe uno strano ruolo in una vicenda che, ad inizi anni 90, interessò diversi personaggi di Velletri”. E aggiunge, in un altro post: “Lo sapevate che il padre era un gran f. d. n. m.?”. Non c’è bisogno di tradurre, né di commentare lo spessore politico – e non solo – di chi lo ha scritto. Basta solo dire che – a differenza del nostro scrupoloso collega – Lamberto Trivelloni omette di dire come finì quella vicenda, originata da un falso dossier firmato (falsamente) Lega nord e confezionato quando il magistrato si offrì di lavorare in procura a Palermo, dove poi sarebbe arrivato Gian Carlo Caselli, dopo l’assassinio di Falcone. Finì con la condanna per calunnia di chi aveva architettato quella bufala.
Ilfattoquotidiano.it resta al fianco del giornalista Andrea Palladino. Continuerà a seguire le vicende – anche giudiziarie – che riguardano questo campione della politica laziale. E le ricorderà caso mai il suo nome compaia, in futuro, in una lista elettorale di qualunque colore.