A Reggio Emilia a combattere per l’acqua pubblica nel referendum del 2011 non c’erano soltanto comitati cittadini e amministratori. Anche la Chiesa aveva preso fermamente posizione a favore del sì attraverso l’appello dell’allora vescovo Adriano Caprioli.
Una convinzione che rimane anche dopo quattro anni, anche se negli ultimi mesi di retromarcia della maggior parte dei sindaci dall’operazione di ripubblicizzazione del servizio idrico, la Diocesi non è intervenuta ufficialmente nel dibattito. In prima fila ancora per l’acqua pubblica c’è però don Emanuele Benatti, ex direttore del centro missionario di Reggio Emilia, che nel periodo del referendum al fianco del vescovo Caprioli aveva esortato i fedeli a votare per il sì. “Sono sempre convinto che l’acqua debba essere un bene comune ed è per questo che ero sceso in campo a fianco dei comitati – ha spiegato a ilfattoquotidiano.it don Benatti – Nel 2011 ci sembrava di avere vinto, ma invece qui, nonostante l’esito referendario, siamo di fronte a un sistema che in modo antidemocratico agisce per i propri interessi”.
Don Benatti, che da missionario ha girato i Paesi più poveri del mondo, conosce bene i problemi che la privatizzazione delle risorse della natura può causare nella popolazione più povera. “Le politiche locali hanno ripercussioni su scala mondiale, soprattutto se vengono fatte in un paese capitalista in cui la politica fa gli accordi con le multinazionali. Ci sono conseguenze deleterie che ricadono sulla povera gente, ma anche qui le privatizzazioni creano povertà e devastazione nel territorio”.
Venerdì 16 ottobre l’ex direttore del centro missionario sarà tra i relatori di un dibattito organizzato dal comitato Acqua bene comune che si terrà a Santa Vittoria di Gualtieri. Nel suo intervento parlerà di beni comuni a partire dall’enciclica di Papa Francesco, della posizione della Chiesa sulla natura e sul rispetto delle risorse, delle sue esperienze in paesi come il Madagascar, dove, racconta, “ho visto foreste che bruciavano, ma gli alberi non possono scappare a differenza degli animali, ed è per questo che l’uomo ha il dovere di rispettare il creato”. Ma si parlerà anche di Reggio Emilia, come dice il titolo dell’incontro “Un buco nell’acqua?”, insieme a membri del comitato come Emiliano Codeluppi, Cesare Schieppati e ancora Daniele Lonidetti, del percorso che in quattro anni ha portato la città che doveva diventare modello per la ripubblicizzazione di un servizio a fare marcia indietro. “Il motivo del dietro front non è un mistero – aggiunge don Benatti – c’è stata una direttiva di partito che ha messo i sindaci nell’incertezza, con la paura di avere ripercussioni economiche sui Comuni. In realtà sappiamo che non sarebbe così e che ci può essere un modo per andare avanti. L’acqua è un bene fondamentale – conclude – un diritto di tutti e non va mercificato e quotato in Borsa, deve essere chiaro chi lo gestisce”.