Il ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan entro fine anno è sempre più in forse. Se a giugno Matteo Renzi, in visita a Herat, aveva chiesto ai militari di “restare ancora qualche mese”, ora il premier ammette che l’Italia sta “decidendo in queste ore” quale posizione tenere rispetto al rientro del nostro contingente, che comprende 750 soldati tra Herat e Kabul. “Stiamo valutando in queste ore se prolungare di un altro anno la nostra presenza in Afghanistan, come ci è stato chiesto dall’amministrazione americana”, ha detto Renzi durante il suo discorso all’Università Cà Foscari di Venezia. “Avete sentito tutti cosa ha detto il presidente Obama.Penso che nelle prossime ore ci saranno delle decisioni. Stiamo ragionando sull’ipotesi di proseguire nel nostro impegno”.

Giovedì infatti il presidente Usa ha annunciato che, contrariamente a quanto promesso, 5.500 militari di stanza nel Paese ci resteranno anche oltre il 2016, quando scade il suo secondo mandato. E il Pentagono, che ha cambiato strategia dopo la presa di Kunduz da parte dei talebani, sta chiedendo agli alleati di fare lo stesso. La Penisola, che ha il comando del settore ovest, deve dunque fare la sua parte. Questo, per il governo italiano, si traduce in una marcia indietro rispetto agli annunci fatti dieci mesi fa del ministro della Difesa Roberta Pinotti, che in Parlamento aveva dato per certo il ritiro di quasi tutto il contingente entro fine anno: “Alla fine di ottobre 2015 terminerà la nostra presenza nell’area di Herat e rientrerà gran parte del contingente. A fine anno rimarranno in Afghanistan, nell’area della capitale, circa 70 nostri militari”. 

Proprio venerdì, all’indomani dell’annuncio di Obama, gli insorti afghani hanno diffuso un comunicato in cui chiedono ai combattenti di “concentrarsi completamente” a colpire obiettivi americani. “Insistendo in una politica di guerra gli Usa provocheranno reazioni nella regione e nella Nazione afghana”, avvertono, sottolineando anche che Washington sarà costretta ad un impegno a lungo termine e “finirà per confrontarsi in Afghanistan con gli interessi della ex Unione Sovietica”.

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