Da qualche anno in Italia stiamo vivendo una sorta d’“epoca d’oro della graphic novel”. Il grande merito è da attribuire, neanche a dirlo a lui, Zerocalcare, che a partire dal 2011 ha di fatto sfondato le porte a fumettisti e illustratori abituati a tirare avanti nei sottofondi del già di per se precario ambiente culturale disegnato. Non che per questi la vita lavorativa da allora si sia fatta più stabile, l’editoria è pur sempre un settore sull’orlo del precipizio, ma se non altro la figura del fumettista ha cominciato ad assumere una connotazione ben più nobile.
Il successo (e il moltiplicarsi) di manifestazioni come il Treviso Comic Book Festival o il Lucca Comics è il segno più evidente lasciato da questo piccolo, ma significativo, boom, che non interessa solo la fascia dei più giovani – come spesso, erroneamente, siamo portati a pensare, rilegando di fatto questo settore dell’arte e della cultura ai margini – ma un pubblico ben più eterogeneo.
Il risultato è stato l’emergere di nuova generazione di fumettisti e disegnatori che di fatto ha dato vita a quella che può essere definita la nouvelle vague del fumetto italiano. In particolare, negli ultimi mesi, ad emergere è stata la matita di Alice Socal. Ventinovenne illustratrice di Mestre, con base ad Amburgo, Alice lo scorso maggio ha dato alle stampe, per la piccola Eris Edizioni, la sua seconda opera a fumetti, Sandro: toccante graphic novel incentrata sulla figura dell’amico immaginario e sulle angosce che accompagnano uno dei momenti più delicati dell’esistenza umana: l’adolescenza.
La passione per il disegno, come la stessa disegnatrice ci ha raccontato “nasce dopo aver lasciato il liceo scientifico per quello artistico. All’epoca ero pervasa da entusiasmo all’idea di raccontare delle storie attraverso sequenze di immagini”. Nato come svago “all’inizio mi piaceva giocare su immagini e scene surreali: una frittata che diventa una stella o una pagnotta mastodonticamente lievitata che si innamora del fornaio e lo segue ovunque”, con il passare del tempo e con il maturare delle esigenze narrative Alice ha sviluppato “un approccio più realistico, meno astratto, senza comunque rinunciare alla componente onirica e surreale”. E sono proprio queste due caratteristiche ad emergere nelle 116 tavole di Sandro, graphic novel che permette al lettore di assistere da vicino al rapporto, a tratti salvifico a tratti soffocante, tra Pallas – il protagonista che prende in prestito il nome da Peter Simon Pallas, noto biologo tedesco del 1700 – e il suo amico immaginario dalle sembianze a-la Micky Mouse, Sandro per l’appunto. L’idea di dedicare quest’opera ad un tema tanto delicato come quello della solitudine, ci spiega l’autrice, è venuta fuori del tutto in maniera naturale. “Non è che mi sono seduta e detta ‘ok, oggi inizio una storia a fumetti sulla solitudine esistenziale che c’è in ognuno di noi’. Ho sempre avvertito questo senso di vuoto e questo si è riversato anche nel mio lavoro. Ma per me la cosa non ha una connotazione negativa. Fa parte di me ed é una cosa con cui ho imparato a convivere bene, con ironia e filosofia zen. Se non sdrammatizzassimo sarebbe davvero un casino andare avanti”.
In Sandro, oltre alla storia dai contorni fiabeschi, ad emergere è il tratto matitoso che deve molto alla disegnatrice tedesca Anke Feuchtenberger, non a caso docente di Alice durante il suo periodo erasmus alla Haw di Amburgo. Da allora la fumettista veneta ha cominciato ad adottare la matita come strumento di lavoro prediletto “perché concede di restare sull’immagine, dedicarci del tempo e vedere dove e a cosa ti portano le sfumature”, oltre ad offrire “effetti di trasparenza e simultaneità di momenti diversi, quindi idea di movimento. Inoltre ha il grandissimo pregio di farsi cancellare e non rompersi in continuazione come fanno ad esempio le penne pilot g-tech con cui lavoravo altrimenti”.
Un argomento difficile da non affrontare parlando con Alice è quello del suo trasferimento ad Amburgo. In un periodo instabile e precario come questo che stiamo vivendo, che ha visto i giovani vittime sacrificali per eccellenza, la fumettista veneta potrebbe facilmente rientrare in quella “fuga di cervelli” di cui si è tanto parlato negli ultimi tempi. Anche se, con estrema onestà, la ventinovenne fumettista tiene a chiarire che il suo trasferimento non è dovuto alla paura di non trovare lavoro “ero troppo piccola e in balia degli eventi anche solo per fare ragionamenti di tale portata. Sono andata via perché avevo bisogno di nuove sfide e di una quotidianità diversa”. E con la stessa umiltà ammette di aver fatto le valige “più per debolezza che per coraggio. Quelli davvero coraggiosi rimangono nel posto dove sono nati e cercano di cambiare e migliorare le cose lì”.
Da Amburgo, intanto, Alice si dice già concentrata su alcuni nuovi progetti: “dovrei cominciare prossimamente un nuovo fumetto. Un lavoro su questo vuoto che ci accompagna, i tentativi per colmarlo, e sulle relazioni di coppia. Mi piacerebbe un personaggio femminile. Insomma una grande sfida che spero di cominciare ad affrontare al più presto”. Le idee ci sono, il talento anche. Non ci resta di aspettare che la sua matita torni a deliziarci con nuove trasognanti storie.