Mentre il bonus per i pensionati decretato a valle della sentenza della Corte costituzionale viaggia ancora nel caos, il caso esodati è chiuso. Lo garantisce il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti secondo il quale la nuova salvaguardia degli esodati contenuta nella legge di Stabilità copre circa 26.300 beneficiari, a cui si aggiungono 5mila interessati da interventi precedenti ma senza copertura finanziaria. Se loro possono star tranquilli, però, gli anziani che ricevono un assegno sotto gli 8mila euro al mese dovranno attendere il 2017 prima di poter contare su qualche sgravio fiscale. Infatti anche l’ampliamento a partire dall’anno prossimo della “no tax area” per i pensionati, come il taglio dell’Ires per le imprese, è legato al debolissimo filo del via libera Ue alla clausola di flessibilità sul deficit per l’emergenza migranti.
Con il settimo intervento per gli esodati, calcola il ministro, si arriva a 172mila salvaguardati totali e “consideriamo ragionevolmente di aver concluso il tema salvaguardia”. Rispuntato di prepotenza a settembre, quando il presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano ha affermato che il Tesoro si era ripreso i fondi residui stanziati per le persone rimaste nel limbo tra lavoro e pensione per destinarli ad altri scopi. Emergenza rientrata, secondo Poletti. La spesa prevista è di circa di 2 miliardi di euro.
Il ministro ha poi spiegato che la no tax area, cioè il tetto di reddito sotto il quale non si è tenuti a pagare l’Irpef, sarà estesa da 7.500 euro a 7.750 per gli under 75 e da 7.750 a 8mila per gli over 75. Ma dal 2017. Un anticipo della misura all’anno prossimo sarà possibile solo qualora dovesse arrivare il via libera dell’Ue alla clausola per i migranti, in base alla quale Palazzo Chigi chiede a Bruxelles di poter aumentare il deficit dello 0,2% del Pil.
Poletti ha quindi annunciato che la proroga fino al 2016 accordata dalla manovra all’Opzione donna prevederà anche l’inserimento di una clausola di salvaguardia. Il costo previsto per mandare in pensione le donne con 35 anni di contributi e 57 anni di età, maturati entro il 2015, e con un calcolo dell’assegno interamente contributivo, è pari a 2 miliardi di euro fino al 2021 ma se nel 2016 non matureranno coperture sufficienti a garantire l’impegno di spesa il governo ha previsto la possibilità di allungare per il 2017 e il 2018 la perequazione delle pensioni normata dal governo Letta. L’esecutivo, dunque, in sostanza estenderà la norma del precedente governo che prevedeva una rivalutazione graduale delle pensioni al costo della vita anche per gli anni 2017 e 2018. La platea interessata all’Opzione donna, secondo i calcoli dell’Inps come riportato ancora da Poletti, potrebbe includere oltre 36mila lavoratrici.
Più in generale il ministro rivendica che “la legge di stabilità si è concentrata sul lavoro e la lotta alla povertà. Un Paese che vuole tornare a crescere ha bisogno di un orizzonte in cui valorizzare i propri asset ed il lavoro è il principale”, ha aggiunto ricordando i capitoli sul lavoro e welfare contenuti nella manovra.