Mensa. E’ lo stesso nome a non essere così invitante. Infatti quando mia figlia Ginevra ha iniziato a frequentare la scuola materna e la chiamava “ristorante”, a me veniva da sorridere. Se a lei sembra un ristorante, pensavo, vuol dire che non è poi così male. Oppure che finora io e mio marito l’abbiamo portata in ristoranti davvero pessimi.
Oggi ha 6 anni e la chiama mensa, e già da un po’. Deve aver capito il trucco. E’ il luogo in cui pranza circa 200 volte durante l’anno scolastico. Pranzi ai quali vanno aggiunti anche gli “extra”, come la merendina pomeridiana. Rifletteteci un attimo, sono oltre 400 pasti l’anno. Potrò anche fare la spesa più sana e “attenta” di questo mondo, ho pensato, ma di fatto “inciderò” solo su colazioni e cene. Non posso quindi non pormi il problema del pranzo, non posso solo affidarmi (e fidarmi).
Ho iniziato a farmi qualche domanda in più quando i miei due bimbi sono tornati da scuola con un sacchetto di patatine confezionate, quelle che a mangiarle sembrano polistirolo che si scioglie in bocca. Ho scoperto che non era l’avanzo di qualche festa di compleanno, ma il contorno del “piatto internazionale”, progetto studiato per far conoscere la cultura culinaria di altri Paesi. Qui ci sarebbe da aprire un altro capitolo sui piatti internazionali a scuola, ma il punto è: davvero un sacchetto di patatine può essere servito per pasto ai nostri figli?
In occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, che si tiene proprio oggi, c’è chi – come ActionAid – i conti li ha fatti per bene. A livello nazionale il 50% dei bambini con meno di 14 anni usufruisce della “refezione scolastica”. Nelle mense sono serviti 380 milioni di pasti all’anno, i pasti consumati da un bambino durante il ciclo scolastico sono 2.000. Pensate a questi numeri e pensate alle patatine sul piatto.
Ho già scritto dell’enorme business che gira intorno alle mense scolastiche, e che genera interessi sicuramente più gustosi dei pasti serviti sulle tavole dei nostri figli. E’ cronaca di qualche settimana fa l’arresto di 11 persone per tangenti e frodi sugli appalti per la gestione delle mense scolastiche nelle province di Napoli, Avellino e Salerno. Ai bambini veniva servito cibo scadente e pomodori cinesi.
Sul tema è intervenuto nei giorni scorsi anche il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone: “Sulle mense scolastiche non c’è un problema di corruzione – ha spiegato – Semmai quello che assolutamente è da evitare sono gare di appalti con i maxi ribassi. Gare che inevitabilmente portano ad una riduzione della qualità”.
Qualità fondamentale per la salute. Ma non solo. Attraverso quel piatto un bambino può imparare molte cose: il rispetto della terra con i cibi di stagione, l’importanza di una dieta equilibrata senza sprecare quello che c’è sul piatto e l’amore per la tradizione culinaria del nostro Paese, prima di tutto.