Roma è la città italiana con più incidenti stradali. Sono stati più di 14.000 nel 2013 e hanno causato 140 morti (19.000 feriti), ma si sa che nella Capitale il Codice della Strada è conosciuto solo da pochi automobilisti. La novità degli ultimi mesi, invece, è stata la sequela di aggressioni ad autisti professionisti, nella fattispecie guidatori di autobus e tassisti, con diversi episodi che sono saliti alla ribalta della cronaca. Dei quasi 8.000 “tassinari” romani si può dire molto, ma è innegabile che siano esposti a pericoli di vario tipo, in particolare le donne, circa il 10% dei tassisti, per le quali negli ultimi mesi è stato istituito il cosiddetto “turno rosa”, cioè un orario di lavoro dalle 8:30 alle 16:30, in cui la luce del giorno dovrebbe aumentare la loro sicurezza. Ma siccome prevenire è meglio che curare, una bella telecamera a bordo può fungere da dissuasore per i delinquenti di piccolo cabotaggio, quelli che sperano di rubare qualche centinaio di euro in contanti, magari uno smartphone e di farla franca.
Se poi questo dispositivo – costa 400 euro, più 100 euro all’anno per il servizio – è in grado di riprendere contemporaneamente sia l’interno che l’esterno dell’auto e di georeferenziare il tutto con un segnale Gps, il discorso diventa più interessante. Intanto si può ricostruire la dinamica di ogni incidente, dando un bel taglio alle truffe assicurative, e poi si può attuare una strategia educativa con la visione dei filmati che metta in guardia gli autisti. Con queste motivazioni è nato il progetto “Telecamere sui taxi di Roma Capitale”, realizzato dalla Fondazione Ania (onlus costituita nel 2004 dalle assicurazioni) in collaborazione con l’Unione dei Tassisti d’Italia, che prevede l’installazione di duecento apparati di video ripresa su altrettanti taxi capitolini. L’apparecchio rispetta la privacy, dice la Fondazione Ania, perché è un “video event data recorder” che registra in maniera continuativa, ma conserva le immagini solo in caso di incidente o di attivazione volontaria.
Non si tratta di una prima assoluta, ma del completamento della fase di avvio di un progetto che ha dato già buoni risultati in altre zone d’Italia con i mezzi di trasporto pubblico, con i mezzi pesanti e con duecento taxi di Milano. Proprio nel capoluogo lombardo è stato monitorato quasi un milione di chilometri di strada durante l’orario lavorativo, documentando 11 aggressioni verbali e 20 incidenti, in 12 dei quali i dispositivi sono stati fondamentali per ricostruirne la dinamica. Inoltre, secondo il presidente della Fondazione Ania Aldo Minucci “le telecamere fungono da deterrente a condotte di guida scorrette, perché chi sa di essere osservato si comporta meglio”.