In questi ultime settimane tutti i quotidiani hanno rilanciato la brusca frenata degli e-book negli Stati Uniti, ma in Italia le cose vanno diversamente.
Nel nostro Paese gli e-book continuano a conquistare lettori, la crescita è stata confermata dal Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia dell’Aie-Associazione Italiana Editori. I numeri, annunciati alla Fiera del libro di Francoforte, sono molti chiari: a fronte di una riduzione, seppur più contenuta rispetto al 2014, del settore nel suo complesso c’è un incremento sul fronte digitale. L’e-book, infatti registra una crescita del 26,7% di titoli e raggiunge i 40,5 milioni di euro per fatturato.
Purtroppo questa dinamicità non riesce a compensare la carenza di lettori del Bel Paese, che sempre secondo le stime dell’Aie, risulta essere all’ultimo posto in Europa. Guardando la tabella non si può fare a meno di provare molta tristezza: ben il 58,6% degli intervistati dichiara di non leggere nemmeno un libro nell’arco dell’anno.
A me non importa che sia cartaceo o digitale, quello che mi colpisce è che queste persone non sentano il desiderio di immergersi nella lettura, nemmeno quando sono in vacanza ed hanno più tempo a disposizione.
Ma torniamo ai miei amati e-book e in particolare a un segmento che sta movimentando il mercato dell’editoria in Italia e all’estero. Sto parlando dei self-publisher, ovvero gli autori autopubblicati. Da più parti si leggono commenti molto negativi circa il valore delle loro opere, ma vi assicuro che vi sono autori di tutto rispetto e che non hanno nulla da invidiare a quelli più blasonati.
Se per molti l’autopubblicazione è un ripiego in quanto non hanno trovato una casa editrice, per molti altri è una scelta della quale vanno fieri, per altri ancora è un mix in quanto sono già stati pubblicati da case editrici e poi hanno deciso di percorrere la strada del self-publishing.
In questi giorni, grazie al lavoro di Cetta De Luca e di altri pionieri, è nato anche in Italia il Manifesto degli autori indie, un termine anglosassone che significa indipendenti. Una dichiarazione di intenti che ripercorre quanto già affermato e sostenuto dalla scrittrice inglese Orna Ross di cui vi avevo parlato nel mio precedente post.
A questi primi firmatari se ne stanno già aggiungendo altri e io spero che diventino tanti perché ritengo che mettersi in gioco per affermare la propria indipendenza e migliorare il proprio lavoro sia importante.