Il fondatore del Movimento sul palco di Italia 5 Stelle a Imola: "Squadra di governo e programma scelti dalla rete. Abbiamo il doppio degli iscritti del Pd". E poi cita la battuta "rivisitata" dei "Blues brothers": "Siamo in missione per conto dello Stato e della democrazia". Il comico chiude cantando
“Al governo prima che i partiti distruggano tutto”. Gianroberto Casaleggio sul palco di “Italia 5 Stelle” è arrivato tra i cori dei 20mila presenti (200mila per gli organizzatori) “un Casaleggio abbiamo solo un Casaleggio” e un po’ a sorpresa, ha preso la scena al suo socio e cofondatore M5S Beppe Grillo. A lui è spettato infatti l’annuncio più atteso: “La nostra squadra di governo sarà scelta in rete: premier, ministri e programma che sarà pluriennale. Basta lavorare nell’emergenza”. Ovvio per gli attivisti, un po’ meno per chi si aspettava l’incoronazione di Luigi Di Maio premier. Ma “sono le regole”, ripetono in coro all’Autodromo di Imola. Casaleggio è uscito di scena citando la battuta rivisitata da lui del film “Blues brothers“: “Siamo in missione per conto dello Stato e della democrazia”. E chi ha colto subito lo spunto è stato proprio Grillo che ha chiuso il suo comizio cantando “everybody needs somebody”.
Il comico sul palco umido dell’Autodromo, lo stesso che solo un anno fa diceva di “essere un po’ stanchino”, ha deciso di ribadire che presto potrebbe esserci anche un cambiamento nel logo: “Il mio sogno è togliere il mio nome dal simbolo. E’ un sogno che si avvererà presto perché il Movimento è solo vostro”. Ha continuato con le battute, prima di terminare in musica. Senza risparmiarsi qualche attacco: “Luigi Di Maio quando lo abbiamo trovato parlava come Bassolino”, e poi contro i sindaci Pd al centro delle ultime polemiche: “Marino era un Fantozzi, un borghese piccolo piccolo, hanno tenuto De Luca e mandato via Marino, perché dietro De Luca non ci sono solo gli elettori, si sa chi c’è dietro a De Luca”. Grillo è tornato un po’ più artista e meno politico e ha lasciato che la linea politica per il futuro arrivasse da Casaleggio. “Io non sono un guru, sono l’elevato. Chiamatemi così d’ora in poi. Io vi abbraccio. Sono venuto così senza prepararmi tante cose”.
Casaleggio invece ha ripreso il suo intervento dalle elezioni del 2013 e dalle difficoltà dei mesi scorsi: “Pensavano di averci distrutto politicamente e mediaticamente e invece siamo ancora qua. Adesso il Movimento vuole andare al governo prima che questi distruggano tutto. Perché peggio dei partiti non potremmo fare”.
Tra i pochi parlamentari scelti per intervenire dal palco c’è stato naturalmente uno dei volti più conosciuti del Movimento, Luigi Di Maio. “Ognuno di voi avrà la possibilità di cambiare le cose”, ha detto il vicepresidente della Camera provando a togliersi le vesti del leader. Il vicepresidente della Camera ha chiesto la partecipazione dei cittadini nelle scelte “al di là del governo che viene eletto” perché anche “chi non ci ha votato” deve dire la sua opinione. “Anche noi falliremo se non seguiremo la democrazia diretta“. E’ il volto che il popolo M5S vorrebbe come candidato premier, ma lui ha chiamato a raccolta gli attivisti. Anche perché, come ha ribadito Beppe Grillo poche ore prima, “ci sono le regole, non è detto che sia lui il prescelto dagli iscritti”.
Ad aprire la scena di quelli che contano è stato poco prima Dario Fo. “La quasi totalità degli uomini politici non ha interesse per la cultura. E io sono qui per parlarne”, ha detto il premio Nobel. I militanti grillini lo hanno interrotto con i fischi solo quando parlava di Matteo Renzi. “Evito di pronunciare il suo nome perché è risaputo che lui non ci tiene ad apparire”. Fo si è cimentato poi in uno dei suoi monologhi e ha finto di essere il Papa che parla con uno “strapotente” come il presidente del Consiglio, un dialogo che lui ha immaginato avvenisse a Palazzo Madama. E il dialogo è diventato subito un’iperbole di immaginazione: “Io vorrei che tornasse in Italia la monarchia per eleggere voi re, imperatore. Io ho deciso di abdicare. Dare le dimissioni da Pontefice: io vi eleggo Papa Matteo primo”.
Casaleggio: “Opereremo per l’interesse della nazione”
Cappellino e cappotto lungo, Casaleggio forse così a suo agio su di un palco del Movimento 5 Stelle non era mai stato. Nel suo intervento ha parlato degli obiettivi del governo grillino: “Noi opereremo per l’interesse della nazione, non per il potere o per interessi personali. Non riusciranno a liberarsi di noi. E’ difficile vincere con chi non si arrende mai”. Ha ringraziato gli attivisti e i volontari e poi ha elencato un po’ di numeri del M5S: “Siamo 130mila iscritti, forse il doppio del Pd. Abbiamo 1600 eletti nelle istituzioni. Stiamo crescendo e fra un anno saremo ancora di più”. Gli esempi concreti secondo l’imprenditore restano l’arma migliore perché la gente si possa fidare del Movimento 5 Stelle: “Le persone crederanno agli esempi. Abbiamo costruito una strada, ci siamo tagliati gli stipendi. La corruzione costa 80 miliardi, noi faremmo una manovra solo con l’onestà”.
Di Maio: “Noi vogliamo andare nelle istituzioni per restituirvele”
L’intervento spalla del comizio è spettato naturalmente a Luigi Di Maio che, quasi a volersi scrollare di dosso le tante investiture ricevute, ha ribadito che a decidere sono gli elettori: “Ognuno di voi”, ha detto Di Maio, “potrà entrare nella storia delle persone. Il problema non è il chi e neanche i temi da applicare. Tutti devono poter contribuire alle scelte pubbliche, anche chi non ci ha votato. Non c’è un governo ideale. Anche noi falliremo se non seguiamo la democrazia diretta. Noi vogliamo andare nelle istituzioni per restituirvele”. Di Maio poi ha chiesto una legge che impedisca ai parlamentari di cambiare casacca. “Se ci fosse stata”, ha detto, “Verdini non sarebbe stato un padre costituente”.
Dario Fo: “Il far ridere è pericoloso da sempre”
Fo ha portato sulla scena la cultura perché ha detto: “Troppe volte viene dimenticata. “Nei servizi televisivi e radiofonici non si tratta mai del sapere. La quasi totalità degli uomini politici non ha interesse per la cultura”. Il premio nobel della Letteratura, da anni presenza fissa degli incontri del Movimento 5 Stelle, ha portato in scena un monologo ambientato ai giorni nostri: “Il far ridere è pericoloso da sempre, soprattutto per chi non ha senso dell’umorismo. Immaginate di veder entrare alla Camera o a quello che resta del Senato attori comici del passato. Immaginate che cosa potrebbero dire”.
Il premio Nobel ha scelto di immedesimarsi in Papa Francesco che incontra un politico e gli fa domande. “Il Pontefice è uno che dialoga con i potenti con una facilità sorprendente: pochi giorni fa ha incontrato Castro a Cuba. Pare che abbia in programma di vedersi con Putin e vuole schiaffeggiarli tutti (‘Basta con questi morti ammazzati’). E sta brigando per dialogare anche con il presidente del Consiglio del nostro governo.. evito di pronunciare il suo nome perché è risaputo che lui non ci tiene ad apparire”.