Anche l’Italia ha i suoi record del mondo nell’atletica leggera. Un po’ particolari, perché appartengono a un arzillo signore che lo scorso 4 ottobre ha compiuto 85 anni. E nelle ultime settimane ha stabilito i primati di categoria sui 5.000 e i 10.000 metri. Quella di Luciano Acquarone è una vita vissuta di corsa. “Sono 70 anni che mi dedico a questo sport, ricordo la mia prima gara a 15 anni, da ragazzino. Alla mia età ho ancora la stessa passione del primo giorno”, racconta a ilfattoquotidiano.it. Classe 1930, nel corso della sua lunghissima carriera non è stato solo un amatore. Da professionista ha cominciato presto ed è arrivato tardi: dopo le giovanili, ha smesso questioni di lavoro. È tornato a far sul serio alle porte dei 40 anni, quando è entrato anche nel giro della nazionale di maratona. “Nel ’72 ho fatto il mio primato di 2h20’19’’ (allora sesta prestazione italiana all time: il record attuale di Stefano Baldini è di 2h7’22’’, nda). Avrei meritato la convocazione per i Giochi di Monaco, la Federazione mi escluse a causa della mia età”. Il rimpianto di non essere andato alle Olimpiadi è ancora vivo. “Ma fa nulla, di soddisfazioni me ne sono tolte tante negli anni a venire”. Quando ha chiuso con l’agonismo, non con l’atletica.
Nel ’76 un grave infortunio al tendine d’Achille lo costringe ad operarsi. I medici gli dicono che non potrà più correre. Lui si mette in bici per 3-4 anni, vince il campionato italiano cicloamatori. Poi non resiste più, torna al primo amore. Così nel 1981, superati i 50 anni, comincia la sua seconda carriera nei campionati Master. Un altro mondo: le categorie partono dai 35 anni e scattano ogni cinque. “È una nuova frontiera, a metà tra amatori e professionismo”, spiega Gerardo Vaiani Lisi, responsabile Master della Federazione italiana di Atletica leggera (Fidal). “Capita che persone comuni competano con ex olimpionici, e spesso vincano, perché gli amatori sono meno logorati e hanno più motivazioni dei campioni del passato”. E l’Italia nel settore è una potenza, a dispetto dell’atletica dove abbiamo chiuso gli ultimi Mondiali senza medaglie, peggior prestazione di sempre: “Siamo la quinta-sesta forza al mondo. Perché abbiamo una buona organizzazione e gli atleti master di oggi sono quelli che facevano atletica ai tempi di Mennea e della Simeoni. Un’altra epoca per la nostra disciplina…”.
Acquarone è la punta di diamante di questo movimento. Si è fatto tutte le categorie, negli ultimi tre decenni. E non appena compiuto gli anni ad inizio ottobre è andato all’assalto dei record over 85. “Ci vuole anche tempismo, perché alla nostra età pochi mesi fanno la differenza”, scherza. L’impresa è riuscita: proprio il 4 ottobre, giorno del suo compleanno, ha stabilito il nuovo primato sui 5mila metri, domenica 18 quello dei 10mila. Con prestazioni di tutto rispetto: 24’51’’33 sulla prima distanza, 52’33’’ sulla seconda. In entrambi i casi strappando il record al britannico Gordon Porteus, che resisteva dal 1999.
Werter Corbelli, presidente della Olimpia Amatori Rimini (la società per cui corre) lo descrive come un “vero portento”. Ed in effetti a vederlo ancora in pista con la sua divisa a 85 anni, tutti si chiedono come sia possibile correre a quell’età. E lui risponde: “Sicuramente è un dono della natura. Ma una macchina buona se tenuta bene può correre per anni. E lo stesso vale per il corpo umano”. Niente diete o programmi ferrei: “Non ho mai ascoltato troppo medici o allenatori. Mangio tanta frutta o verdura, ma anche pasta o carne a seconda delle necessità. E non ho mai disdegnato un buon bicchiere di vino. Anzi, dopo l’ultimo record abbiamo stappato due bottiglie di champagne per festeggiare”. I suoi segreti sono alimentazione sana, tanto allenamento e pochi vizi (“Mai toccata una sigaretta, non ci vuole uno scienziato per capire che il fumo non vada d’accordo con l’attività fisica”). Così ha superato anche brutti infortuni. “Perché a tutti capitano gli ostacoli”. Gli avevano detto di smettere a 40 anni, a 82 si è dovuto fermare per una infiammazione al tendine operato che si era propagata fino al polpaccio. “Con tenacia e sudore sono sempre riuscito a tornare”. E ora non ha intenzione di fermarsi. “Non mi pongo limiti e obiettivi. A quest’età non ho la presunzione di dire che farò ancora record a 100 anni”, conclude. “Ma nel mio futuro vedo ancora l’atletica, questo è sicuro. Finché c’è corsa, c’è vita”.