Una delle vittime, otto anni, ha perso la vita dopo essere caduto in acqua dal barcone. Intanto alla frontiera tra Serbia e Croazia si è creata una coda di 40 autobus e centinaia di persone hanno dovuto passare la notte bloccati al confine
Non si ferma la strage di migranti nel Mediterraneo. Al largo delle coste italiane otto corpi senza vita sono stati recuperati dalla nave Bersagliere della Marina Militare; viaggiavano su un gommone insieme ad altre 113 persone. Nel mar Egeo, invece, sono morte sei migranti, tra cui quattro bambini in due incidenti diversi. Un primo naufragio è avvenuto al largo dell’isola di Kastellorizo; una nave battente bandiera americana ha intercettato un barcone partito dalla Turchia meridionale e andato alla deriva: 5 persone sono annegate mentre altre 11 sono state salvate. Un altro bimbo di 8 anni, invece è caduto in acqua durante la traversata diretta all’isola di Farmakonisi mentre viaggiava su un’imbarcazione con altre 110 migranti. I suoi genitori hanno raccontato che quando il figlio è stato recuperato era troppo tardi: il piccolo è stato dichiarato morto sulla spiaggia dell’isola di Leros dove sono stati portati i sopravvissuti. I naufragi di oggi si aggiungono a quelli di sabato in cui erano morte 16 persone tra cui tre bambini.
L’imponente flusso di migranti continua anche nell’Europa continentale: una quarantina di autobus sono in coda al confine tra Serbia e Croazia. Molte persone hanno passato la notte sui bus riparandosi dal freddo con vestiti pesanti e coperte. Il viaggio verso Germania e i paesi nordici, le destinazioni finali, è rallentato per la chiusura della frontiera tra Croazia e Ungheria e per le difficili condizioni atmosferiche in tutti la regione; e con l’arrivo dell’inverno, denunciano le agenzie umanitarie, il freddo è destinato ad aumentare. Sabato 3mila persone sono entrate in Slovenia, ma le autorità del paese hanno annunciato che l’afflusso sarà limitato a 2500 al giorno. Lo stesso governo di Lubiana insieme a quello di Zagabria hanno comunque dichiarato di non voler bloccare l’afflusso almeno fino a quando Austria e Germania terranno i confini aperti.