A volte i miracoli (musicali) succedono. E a volte, più raramente, capita di assistere a quei miracoli. Il 9 di questo ottobre così altalenante gli Scisma sono tornati a pubblicare musica, e il giorno dopo, il 10, in quel di Bologna, sono anche tornati a suonare dal vivo. Nella fattispecie è stato dato alle stampe l’EP Mr Newman, ed è partito un minitour di quattro date dal Locomotiv di Bologna.
Gli Scisma, una band seminale, si dice in gergo, una band che negli anni Novanta e primissimi anni Zero ha più di ogni altra segnato il passaggio tra il rock underground, oggi convenzionalmente chiamato “indie” e il pop, trovando un punto di congiunzione tra musica d’autore, cantautorato, sperimentazione tra new-wave e jazz, per intendersi, e musica leggera. Testi profondissimi, chitarre dissonanti, piano e tastiere di qualità superiore, e le due voci più impressionanti uscite dal panorama underground, passateci un termine vintage, italiano: Paolo Benvegnù e Sara Mazo.
Se non ci fossero stati gli Scisma, tanto per non girarci intorno, i Baustelle non sarebbero mai esistiti, e Bianconi sarebbe a occuparsi di giardinaggio. Ecco l’ho detto. Gli Scisma, dunque. Una band nata sul Lago di Garda, seppur ascrivibile alla scuola milanese, che una volta sfiorato il successo, la firma con una major, l’esplosione, seppur momentanea, del mondo sotterraneo, con eventi come il Tora! Tora!, le collaborazioni dei vari Afterhours, Subsonica e compagnia cantante col mainstream, una volta sfiorato il successo, si diceva, ha preferito implodere, sciogliersi, ognuno per la sua strada, bye bye. Strade che sono significate una importantissima carriera solista per Benvegnù, considerato a ragione uno degli autori italiani di maggior pregio, come anche l’ultimo Earth Hotel attesta, percorsi al fianco di John Parish e altri per la bassista Giorgia Poli, con i Venus e con i Micevice per la pianista Michela Manfroi e sporadicissime collaborazioni e un percorso lontana dalla musica per Sara Mazo.
Sara Mazo.
Se ne era parlato qui sulle pagine di FQ Magazine esattamente un anno fa, il 30 settembre del 2014, per altro incappando in una gaffe piuttosto clamorosa. L’autore di questo articolo aveva scritto un post in cui reclamava a gran voce il ritorno sulle scene di Sara Mazo, che degli Scisma era la voce femminile, al fianco di Paolo Benvegnù, autore e voce maschile. La mia lettera d’amore, artistico, usciva a pochi giorni dal 3 ottobre quando, praticamente in contemporanea, usciva Una nuova innocenza, il primo singolo di Earth Hotel, splendido album di Benvegnù, finalista alle Targhe Tenco, in qualche modo sovrapponendosi. In molti avevano ripreso quella invocazione, corredandola con le foto degli Scisma e facendola diventare virale, per quanto possa essere virale una notizia relativa alla musica indie. Perché se Benvegnù, nel mentre, ha continuato a produrre, scrivendo alcune pagine fondamentali della musica d’autore italiana, diventandone cardine imprescindibile, di Sara Mazo, artisticamente avevamo perso le tracce. E mai assenza si era fatta tanto sentire.
Quella, che in pratica era una la lettera d’amore musicale, sembra, non sia rimasta inevasa. È lo stesso cantautore a dirlo. “L’idea della reunion è nata quando ci siamo reincontrati tutti nel backstage della Latteria Molloy di Brescia, doveva avevo tenuto un concerto. Tutti i ragazzi degli Scisma, nel mentre diventati uomini e donne, sono venuti a trovarmi, e per la prima volta da anni ci siamo guardati con occhi diversi. Eravamo cresciuti, in qualche modo avevamo ognuno trovato la propria strada. La prima volta che ho pensato all’ipotesi di tornare insieme, in realtà, era avvenuta proprio leggendo la lettera apparsa sul Fattoquotidiano.it, uscita in contemporanea al mio album. Mi è parso un segno del destino, mi ha fatto guardare a quella storia con altri occhi. È stata una sorta di segnale che i tempi potevano essere quelli giusti”.
Oggi gli Scisma, momentaneamente, sono tornati. Con un EP dal titolo Mr Newman, molto benvegnuiano nella scrittura e negli arrangiamenti, come non potrebbe essere altrimenti, dopo dodici anni, tanti son passati dal loro addio alle scene, mentre ben sedici ne sono trascorsi dall’ultima uscita di studio. Sei canzoni, un mini tour di quattro date, due nella natia Brescia, oltre all’esordio di Bologna e quella di Roma. E poi? “Al momento non ci poniamo nessun tipo di domanda. Stiamo vivendo l’attimo,” dice Sara Mazo, che di quella lettera era destinataria, l’unica del gruppo a essersi decisamente allontanata dal mondo della musica, se non saltuariamente (una delle occasioni è strettamente legata al nostro giornale, e ve ne parlermo a breve). “Possiamo dire che è una grande emozione incontrare nuovamente dei vecchi compagni di viaggio, senza più le tensioni che c’erano un tempo, quando per noi gli Scisma erano tutto, quando le nostre aspettative erano riposte tutte nella band, con le pressioni e tensioni che è facile intuire,” prosegue.
Lei, Sara Mazo, si muove sul palco come se non avesse smesso neanche per un giorno. Catalizza l’attenzione con le sue movenze magiche e oniriche. Come una sorta di fatina piovuta sul palco da un altro mondo. Al suo fianco Paolo Benvegnù veste i panni del cantante oscuro, come sempre, ma i suoi sguardi rivolti ai compagni di viaggio ritrovati sono di quelli che non lasciano dubbi: essere su quel palco insieme è davvero una gioia infinita, non solo per il pubblico accorso a sentirli.
“Abbiamo voluto scrivere un finale diverso a questa storia” dice Paolo, la voce matura che col tempo in molti hanno imparato a apprezzare. “Sono grato ai miei compagni di aver permesso tutto questo, di essersi messi in gioco in questa avventura. Non sempre è possibile avere una seconda chance di scrivere un finale, a noi sta succedendo. Poi magari non sarà neanche questo il finale, sarà la fine di un capitolo, cui ne seguirà un altro, ma per ora già essere qui e poter vivere questo è tanto”.
Non volendo tornare a scrivere un’altra lettera aperta a Sara Mazo, la speranza è proprio questa. Che di nuovo capitolo, non conclusivo, si tratti. In realtà, star lì a sentire dal vivo, con tutti più maturi, non solo nei visi, ma anche nel modo di stare sul palco, di suonare e di cantare, è una vera gioia. Sentire i brani nuovi, bellissimi, di fianco a quelli del passato, L’equilibrio su tutte, è una gioia vera, definitiva. Fosse anche l’ultima volta che li vedremo dal vivo, perché su questo Sara Mazo sembra meno possibilista degli altri, poter essere stati della partita, in parte complici, è già sufficiente, perché per dirla con i versi del loro L’innocenza: “E’ tutto così vero che descrivere è impossibile/ bisogna immaginare”.