Mirko Bosio ha perso il lavoro due volte in tre anni, quindi ha provato a reinventarsi in Francia, insieme alla sua compagna, Roberta Massetti. "Selezioniamo bottiglie e prodotti rappresentativi italiani, anche di piccole zone ma ricche di grande tradizione”. E di tornare, per ora, nessuna intenzione
La sfida italiana ai vini francesi. A casa loro. Ci sta provando a Parigi, nel suo piccolo, Mirko Bosio, giovane bresciano lì da tre anni con la sua ragazza Roberta Massetti. Anche se lui, 40 anni (tre in più della fidanzata), titolare dell’enoteca CiaoGnari (‘ciao ragazzi’ in bresciano), non utilizza mai la parola sfida.
“Qui a CiaoGnari cerchiamo sempre di raccontare i nostri vini, senza venderli come migliori o peggiori dei francesi: solo fondamentalmente diversi”. La sua è una storia figlia del momento, se vogliamo di una crisi economica di cui lui è una delle tante vittime: perso il lavoro due volte in tre anni, ha provato ha reinventarsi. Emigrando. Non prima di essersi chiesto che futuro potesse esserci per lui e Roberta nel Bresciano o da qualche altra parte in Italia.
“Le prospettive di avviare qualcosa di nostro, trasferendoci sul lago di Garda – racconta Mirko – non ci sono parse percorribili. Tutto era economicamente insostenibile. Quindi abbiamo accettato l’invito, che sapeva di salto nel buio, di un amico, Filippo, già nella capitale francese da anni”. Proviamoci, si sono detti i due ragazzi. E così hanno iniziato a proporre una delle eccellenze di cui gli italiani possono farsi vanto: il vino, “portando un po’ Italia oltre le Alpi”.
Biglietto del treno di sola andata e si parte. Da quel “proviamoci” sono passati tre anni. Non è stato semplice, almeno all’inizio. “Durante la prima estate di permanenza in Francia, abbiamo lavorato in una gelateria. Poi abbiamo aperto la società e nel settembre 2012 CiaoGnari apre ufficialmente i battenti”. Prima difficoltà? “La lingua, per carità: né io né Roberta conoscevamo il francese. Panico”.
Un ostacolo evitato, grazie all’aiuto dell’amico e socio Filippo, invece, quello della ricerca dell’abitazione. “Siamo stati fortunati. A Parigi è un vero supplizio, servono requisiti specifici e non è per nulla facile trovar casa. Spesso le agenzie non ti considerano nemmeno”. Parigi, come ogni capitale moderna, è un crocevia di cultura ma anche di contraddizioni. “Aspetti meravigliosi e situazioni odiose”. In una delle città più belle al mondo, “sta diventando sempre più difficile vivere – spiega Roberta – a causa dei prezzi elevati. Tra qualche anno abitare qui sarà appannaggio esclusivo di chi se lo potrà permettere. Per gli altri ci saranno le banlieue, più o meno ricche”. Mirko e Roberta vivono nel XX arrondissement, tra Belleville e Gambetta. “Un po’ la sintesi del multiculturalismo. Un quartiere popolare, non certo turistico, pur essendo a un quarto d’ora di metropolitana dal centro”.
Non vivendo dall’altra parte del mondo, e anche per questioni professionali, il rapporto col Belpaese è costante e saldo. “Fondamentale per noi – dice Mirko – è restare sempre legati alle eccellenze vinicole, conoscere le tipicità, informarci: a nostro modo, diciamo, facciamo anche promozione turistica. Cerchiamo di selezionare bottiglie e prodotti davvero rappresentativi, anche di piccole zone ma ricche di grande tradizione”.
Mirko e Roberta tornano raramente in Italia. “Vediamo le nostre famiglie un paio di volte l’anno, Natale e Pasqua, come da copione, salvo qualche eccezione di tanto in tanto. Però coi social le sentiamo sempre vicine”. Quanto ai problemi affrontati per aprire l’enoteca, su tutti la mancata fiducia della banche.
“E’ frustrante a volte constatare quanto poco credito, anche a livello umano, si possa riscuotere dalle istituzioni bancarie. Per crescere, investire, svilupparsi, non è possibile fare conto unicamente sulle proprie forze, almeno inizialmente. Per noi si è trattato davvero di rimboccarci le maniche e fare ogni passo solo nel momento in cui ce lo potevamo permettere, senza l’aiuto di nessun altro a parte quello dei nostri soci Filippo e Patricia. Ora la gente del quartiere conosce CiaoGnari. “Per noi è la cosa migliore, non siamo interessati al cliente mordi e fuggi ma a chi si appassiona e apprezza il nostro modo di lavorare e di porci”.
Di tornare in Italia per ora nessuna intenzione. Anzi: “Ci piace fantasticare, magari riproporre una cosa simile a CiaoGnari in qualche posto del mondo dove la qualità della vita sia ancora migliore che qui. Ad oggi sono solo sogni”.
Twitter: @bacchettasimone