Prima dell’indagine dei pm palermitani, prima delle informative dei servizi sul boss di stanza a Catania, prima delle note dell’ambasciata di Lagos, due tribunali italiani avevano emesso sentenze di condanna per associazione mafiosa contro bande nigeriane, sempre le stesse: Black Axe e Eiye. Nel 2009 a Brescia vengono condannati per 416 bis, con pene dai 5 ai 7 anni,dodici persone, la “cupola” della mafia nigeriana nella città lombarda, guidata in città da Frank Edomwonyi. “Si avvalevano della forza di intimidazione del vincolo associativo, nonché della condizione di assoggettamento e di omertà che si sostanziava nell’osservanza delle rigorose regole interne, di rispetto ed obbedienza alle direttive dei vertici con previsione di sanzioni anche corporali in caso di inosservanza, nella pretesa dagli affiliati del versamento, obbligatorio e periodico, di somme di denaro prestabilite per le finalità del gruppo locale e per le finalità della casa madre nigeriana”, scrive nel suo atto d’accusa il pm antimafia Paolo Savio, che nella sua inchiesta scopre anche come l’affiliazione alla famiglia mafiosa prevedesse un rito particolare: bere sangue umano, recitando strane invocazioni.
Il pm di Brescia Savio scopre come l’affiliazione alla famiglia mafiosa prevedesse un rito particolare: bere sangue umano, recitando strane invocazioni
Più o meno come l’arcaica forma di affiliazione a Cosa nostra, che prevedeva un taglio sul dito per farlo sanguinare, e un giuramento pronunciato mentre un’immagine sacra veniva fatta bruciare insieme a quel sangue. Anche a Torino, la mafia nigeriana ha messo radici da anni: già nel 2010 sono stati condannati per associazione mafiosa 36 imputati, appartenenti ai clan Black Axe e Eiye, con pene dai 4 ai 14 anni di carcere. Nel capoluogo piemontese, infatti, gli Eiye e i Black Axe entrano in rotta di collisione già nel 2003. Scoppia una guerra, combattuta per le strade della città con coltelli, machete e asce, che fa feriti su feriti e attira l’attenzione degli investigatori. Sembrava un caso isolato, una guerra tra bande che si fermava solo alle periferie torinesi: e invece adesso la mafia made in Nigeria è arrivata a mettere radici anche a Palermo, la stessa città che ha visto suo malgrado la nascita della Piovra.