“Cancelleremo le supplenze”. L’annuncio choc con cui il ministro Giannini aveva presentato la riforma della scuola a settembre 2014 è rimasto un slogan, almeno per il momento. I contratti a tempo determinato sono ancora fondamentali per garantire l’attività didattica degli istituti. Col paradosso che molti di questi si sono resi e si renderanno necessari proprio per coprire alcuni posti creati dalla riforma e lasciati liberi da docenti assunti che avevano già accettato una supplenza. Un cortocircuito dovuto ai ritardi nell’approvazione della Legge 107. Così anche quest’anno le supplenze a lungo termine rischiano di essere decine di migliaia, senza contare quelle brevi (più difficili da quantificare).
Tanti supplenti sono stati nominati entro l’8 settembre, in tempo per il suono della prima campanella. Altri verranno sostituiti nella seconda metà di ottobre, quando saranno pronte le nuove Graduatorie d’Istituto (le liste che assegnano ogni anno le supplenze). Altri ancora – quelli del potenziamento – entreranno in carica solo a fine novembre. Un po’ come per le assunzioni, anche i supplenti stanno arrivando nelle scuole a spezzoni. Ad agosto il Ministero si era mosso per tempo, con una circolare che fissava in maniera perentoria all’8 settembre il termine per assegnare gli incarichi a tempo determinato. Un modo per cercare di dare a tutte le scuole tutti i docenti per l’avvio dell’anno scolastico. La buona intenzione, purtroppo, si è dovuta scontrare con alcuni ostacoli.
Il primo e più importante non è una novità: l’aggiornamento delle Graduatorie d’Istituto (Gi) è in ritardo. Di solito avviene a cadenza triennale, dodici mesi fa di questi tempi ci furono grossi problemi nelle scuole. Quest’anno il Miur ha concesso una finestra d’inserimento agli abilitanti del secondo ciclo Tfa e a chi ha conseguito il titolo sul sostegno. Negli scorsi giorni gli insegnanti hanno scelto le sedi dove iscriversi, dal 20 dovrebbero partire le convocazioni aggiornate. Con nuovi punteggi, e dunque diversi avvicendamenti nelle scuole. L’ultima tranche di supplenti arriverà nel mese di novembre, quando il piano di assunzioni si completerà con la Fase C, quella dei docenti di potenziamento. Come per la Fase B, anche molti degli assunti di novembre potrebbero aver già accettato una supplenza, e dunque dover essere sostituiti.
Così il conto degli incarichi a tempo continua a salire: le prime tre Fasi mettevano in palio 47mila posti, e ne sono stati coperti solo 38mila (9mila in meno, andati a sostituti). Dei 9mila neoassunti della Fase B, 6mila accetteranno l’incarico solo fra un anno perché già impegnati con una supplenza. Lo stesso, come detto, accadrà a novembre con la Fase C, per cui pure gli insegnanti disponibili potrebbero essere meno dei posti liberi. Il conto è di decine di migliaia di supplenze, almeno per un altro anno. Senza considerare le supplenze brevi, che pongono altri tipi di problemi. La Legge di stabilità vieta di nominare un supplente già nel primo giorno di assenza, e il Miur ha chiarito che tali vacanze potranno essere coperte con i nuovi insegnanti di potenziamento. Peccato che questi arriveranno solo a novembre, intanto i presidi dovranno arrangiarsi. E la circolare ministeriale conferma il sospetto che i neoassunti verranno utilizzati (anche) come “tappabuchi”. A quanto pare la scuola italiana non è ancora guarita dalla “supplentite”.