Il progetto è nato a Formigine in provincia di Modena e vede protagonisti un gruppo di musicisti under 35. Una delle loro esibizioni più famose: la Nona Sinfonia di Beethoven per omaggiare la bassa terremotata
A volte non serve un direttore d’orchestra. Per gli Spira Mirabilis, almeno, è lo studio approfondito della partitura a tenere in mano la bacchetta. Progetto nato nel 2007 nella città di Formigine, in provincia di Modena, e poi cresciuto fino a coinvolgere musicisti da tutto il vecchio continente, dieci, cinquanta o cento a seconda della sinfonia che scelgono di studiare, il gruppo musicale è più un laboratorio che un Ensemble. “Siamo nati come un progetto di studio – racconta Francesca Piccioni, violista degli Spira Mirabilis – e ciò che più conta, per noi è approfondire la melodia. E’ anche un modo per avvicinare il pubblico alla musica classica, che se rimane un genere di nicchia è un vero peccato”.
E infatti ai loro concerti la platea è popolare. Più che gli habitué del teatro, ad ascoltare gli Spira Mirabilis s’incontrano nonni e nipotini, famiglie, coppiette o giovani incuriositi da un progetto musicale apprezzato in tutta Europa. La loro ultima impresa è stata suonare la Nona Sinfonia di Beethoven per omaggiare la bassa terremotata dell’Emilia Romagna e per l’occasione sul palcoscenico erano in 123, tra strumentisti e le voci del coro Luigi Gazzotti di Modena. Ma non è sempre così. “Il nostro numero cambia a seconda della partitura che decidiamo di studiare – spiega il violinista Andrea Mascetti – il nostro approccio alla musica è più o meno quello di un gruppo da camera allargato. Quindi a volte si studia un quintetto o un ottetto, a volte una sinfonia, e in quel caso si diventa un’orchestra, a volte ci esibiamo assieme a un coro, come accaduto con la Nona di Beethoven. La nostra caratteristica, diciamo, è che si analizza un brano in ogni sua sfumatura, se ne discute, lo si prova, senza però scendere mai a compromessi. Alla fine è questo lavoro a fare le veci del direttore d’orchestra, che noi non abbiamo”. Alla fine, insomma, l’armonia è tale che sono i musicisti stessi a coordinarsi da soli, l’oboe con il violino, la tromba con il contrabbasso. Ma ci vogliono anni per preparare un concerto, per la Nona, in particolare, due.
“I nostri musicisti vengono da tutta l’Europa – continua Mascetti. “Tutti noi suoniamo in orchestre all’estero, ma ci ritagliamo uno spazio ogni volta che serve perché non ragioniamo sulla base dei concerti da fare: prima viene la musica che deve essere perfetta”. Un tratto dominante che è iscritto anche nel loro nome, “Spira Mirabilis” come quella figura geometrica che, qualunque sia la sua dimensione, riesce sempre a sovrapporsi a se stessa. “Allo stesso modo il nostro progetto mantiene la propria identità indipendentemente da quanti musicisti ne prendano parte. Si tratta più che altro di un appuntamento che ci diamo con una partitura scelta, ogni volta, dal repertorio cameristico o sinfonico per approfondirne lo studio e la conoscenza, elaborando un’idea comune, nuova, nella quale ciascuno di noi possa riconoscersi”.
Quasi tutti under 35, i musicisti del progetto musicale nato in Emilia Romagna, dal 2007 a oggi, hanno suonato in tutta Europa: a Londra come in Svizzera, dalla Polonia alla Germania. Una partitura alla volta, una sinfonia a concerto, e più che il teatro, gli Spira Mirabilis preferiscono un auditorium. “Vogliamo invitare quante più persone possibile ai nostri concerti, per trasmettere loro il nostro amore per la musica classica – spiega Piccioni – appassionarle a un genere che non deve essere relegato a nicchia. Purtroppo spesso siamo noi musicisti a porci in modo snob, ci arrocchiamo sul palcoscenico e se squilla un telefonino durante il movimento di una sinfonia ci facciamo venire una crisi di nervi. Ma per noi Spira Mirabilis tutto questo è secondario, ciò che conta è trasmettere il nostro lavoro a chiunque voglia ascoltarlo, trasmettere la grandezza della musica che suoniamo. Forse è per questo che il pubblico che viene in sala è così vario: si sente invitato, invece che intimidito”.