L'approvazione del testo, prevista a Roma nella sede della Conferenza Stato Regioni, è rinviata al prossimo 5 novembre. Il budget richiesto dal nuovo Piano infatti, ha spiegato l'assessore alla Salute dell'Emilia Romagna Venturi, lievita "di 300 milioni di euro" perché "ci sono molti nuovi vaccini che vengono raccomandati"
Le regioni frenano sul nuovo Piano nazionale vaccini. Lo sforzo economico e logistico richiesto, alla luce dei nuovi tagli alla sanità voluti dal governo Renzi, per adesso è giudicato insostenibile. E cosí l’approvazione del testo, prevista a Roma nella sede della Conferenza Stato Regioni, è rinviata al prossimo 5 novembre. “Ci servono 15 giorni di tempo perché il piano va inquadrato nell’ambito della discussione che faremo sulla legge di Stabilità“, ha dichiarato l’assessore alla Salute dell’Emilia Romagna, Sergio Venturi con delega ai temi sanitari per le Regioni.
“Noi abbiamo già espresso parere positivo sul documento – ha precisato Venturi – ma lo vogliamo inserire nel quadro complessivo che riguarda le risorse del piano sanitario nazionale”. Il budget richiesto dal nuovo Piano infatti lievita “di 300 milioni di euro” perché “ci sono molti nuovi vaccini che vengono raccomandati” sottolinea l’assessore. Quindi la spesa complessiva passa da “200 a 500 milioni”.
Da una parte allora il calo delle coperture vaccinali, dall’altro la pretesa di un calendario più lungo. Nel ventaglio delle nuove iniezioni consigliate agli italiani, troviamo il Rotavirus per i bambini, l’Herpes Zoster per gli anziani, la varicella, Meningococco B e lo pneumococco. “Non si mette in discussione l’efficacia di questi antidoti, non sono inutili – commenta Giovanni Rezza, epidemiologo e dirigente di ricerca dell’Istituto superiore di sanità -. Il problema non è il loro prezzo in sé, i vaccini in Italia pesano meno del due per cento sul totale della spesa farmaceutica. Il vero impegno economico delle regioni è per la somministrazione delle dosi perché bisogna pagare strumenti e personale in più”.
Ma in prospettiva “se investono oggi, risparmieranno domani”, avverte il medico. Di questo ha tenuto conto il governo. Tant’è che nella bozza del piano è stato riportato uno studio del 2010 che “ha evidenziato come il costo complessivo per l’influenza, tra spese del Ssn, dell’Inps, delle aziende e delle famiglie (costi diretti ed indiretti), è per il sistema-Italia pari a circa 2,86 miliardi di euro. Dallo studio emerge che vaccinando tutta la popolazione over 18 anni, i costi complessivi si ridurrebbero a 1,56 miliardi generando dunque una riduzione netta di costi pari a 1,3 miliardi”.
Il documento rassicura le regioni e promette di negoziare la cifra per i vaccini. “A tale fine – si legge nella bozza – saranno studiate procedure da concertare con le amministrazioni regionali e con i produttori per coordinare al livello nazionale i costi di acquisto, la possibile logistica e i meccanismi attuativi”.
Il 18 ottobre il nostro Paese ha ricevuto dall’Oms il cartellino giallo per il calo delle vaccinazioni, dopo il richiamo di gennaio. Per la prima volta le coperture contro poliomielite, tetano, difterite, epatite B e pertosse sono sotto il 95%, valore minimo previsto dal piano nazionale. “Significa che 3500 bambini in più l’anno non sono vaccinati”, denuncia Stefania Salmaso, direttrice del Centro di epidemiologia dell’Istituto superiore di sanità. Quelle contro morbillo, parotite e rosolia sono scese all’86,6%, meno 4% dal 2013.
“Diecimila punture in meno ogni anno perché i genitori sono disinformati sui rischi delle malattie, per cui si finisce all’ospedale con gravi complicazioni. I vaccini ci salvano, vanno fatti entro i 12 mesi di vita” sottolinea Salmaso. Tra tutti cito i casi di rosolia: 32 nel 2015, il doppio di un anno fa. “Ci sono ancora donne in gravidanza che vengono colpite mettendo in pericolo la vita del feto”.