Un’altra pagina infelice, ma di lotta, è stata quella per il diritto alla casa con protagoniste Roma e Bologna. A Bologna 280 persone sono state sgomberate dal palazzo ex Telecom. Tutte famiglie, ha dichiarato il collettivo Social Log, che avrebbero fatto domanda per un alloggio popolare. Lo stabile è stato accerchiato da 200 carabinieri e agenti in assetto antisommossa, e più di otto blindati, contro 280 persone. Famiglie senza un tetto, con più di 100 bambini. Più di cento, ripeterlo è un po’ per rimarcare, per aggiungere e sottolineare che tra i bambini ce n’erano diversi con pochi mesi di vita. A completare il quadro umano ricorderei la presenza di bambine che avrebbero testimoniato di aver visto mamme venire picchiate con i manganelli. Un bambino, dallo stabile, è stato portato direttamente in ospedale per una crisi respiratoria. Questo è il caso che fa più male. Se questo ha voluto la procura, che un bambino restasse non solo senza un tetto, ma che dall’alloggio venisse sgomberato per finire direttamente in ospedale per una crisi respiratoria, altro che crisi economica, siamo in piena crisi di umanità, ed è la peggiore che possa esserci.
Ed è il bilancio crudele di una lotta tra polizia e occupanti in termini di numeri, è questo. La Roma dei Movimenti del Diritto all’Abitare – è bene mettere le maiuscole – nel pomeriggio è scesa in piazza per consegnare la risposta di solidarietà agli occupanti dello stabile ex Telecom, anche per richiedere la scarcerazione dei manifestanti arrestati quest’oggi a Bologna. E’ scesa nei pressi del Ministero delle Infrastrutture, a Porta Pia, il “regno” delle lotte per il diritto alla casa.
Qual è stato il bilancio a Roma? Dunque, un attivista è rimasto ferito, una donna ha avuto un malore, un’altra donna che era lì a manifestare ha terminato la sua manifestazione in ospedale con una gamba steccata. Probabilmente ho perso il conto, perché mancano anche due donne sudamericane, finite in codice giallo. A Roma non è bastata la presenza delle forze dell’ordine in tenuta antisommossa, ma come è accaduto pochi giorni davanti all’Università, anche durante la manifestazione di oggi hanno usato gli idranti e cariche di alleggerimento con l’obiettivo, chiaramente, di disperdere i manifestanti. Risultato? Il getto dell’idrante sembrerebbe aver divelto un semaforo.
Insomma, se parliamo di solidarietà tra i Movimenti del Diritto all’Abitare, tra occupazioni, ragioniamo anche su un certo tipo di “mala-solidarietà” che arriva dall’alto, e che nella gestione delle questioni sociali, da nord a sud opera nello stesso identico modo, mettendo in strada famiglie intere senza il passaggio da casa a casa. E a tutti quelli che inveiscono contro le occupazioni mi fa piacere ricordare la dichiarazione di Don Giovanni Nicolini, parroco di Sant’Antonio da Padova alla Dozza: “Mi chiedo dove si collochi la giustizia oggi. Perché mi capita di pensare che chi cerca di fare giustizia, in realtà stia commettendo una grossa ingiustizia: spesso, chi cerca di risolvere un problema, in realtà lo crea. È naturale che se viene annunciato uno sgombero, poi sia eseguito. Ma l’idea di avere centinaia di persone per strada e delle stanze vuote, qualche problema me lo crea. Nasce un cortocircuito tra legalità, moralità ed etica”.
Forse sarebbe ora che la politica, il Pd, Matteo Renzi, si assumano la responsabilità di questo cortocircuito, forse è giunto il momento di gridare che le questioni sociali non si risolvono mettendo in strada bambini, madri e famiglie intere. Il diritto alla casa ha bisogno di politiche che sappiano fare da ponte tra chi ha realmente necessità e soluzioni adeguate. Tutto il resto è marcio. Tutto il resto è interesse. Tutto il resto diventa anche disumano.
Aggiornamento ore 15.50