Il primo cittadino è intervenuto dopo l'operazione che ha portato allo spostamento forzato di decine di famiglie con bambini: "E' evidente che se vai lì con i poliziotti c'è un impatto"
Uno sgombero in assetto “da guerra”. Il giorno dopo una delle operazioni di sgombero più imponenti degli ultimi anni, con decine di famiglie costrette ad abbandonare la palazzina occupata dell’ex Telecom, per il sindaco Virginio Merola è il momento di rimettere in ordine i tasselli di una vicenda che era e resta parecchio complicata. Lo fa in una conferenza stampa convocata insieme all’assessore al Welfare, Amelia Frascaroli, dove da una parte nega un conflitto con questore e prefettura, ma dall’altra usa parole che hanno un certo peso e che mettono in evidenza una distanza di vedute. Parla infatti di “una questura” che si è mossa “in assetto da guerra”: “Ha cercato di contenere al massimo possibile l’impatto sui bambini, ma è evidente che se vai lì con i poliziotti l’impatto c’è”.
Dunque un percorso che segue un doppio binario. Del resto a poche ore dal termine dello sgombero, il Comune aveva diffuso un comunicato in cui precisava già nelle prime righe che si era trattata di un’operazione “richiesta dalla procura ed eseguita dalla questura di Bologna”. E la posizione il giorno successivo non appare molto diversa. “La questura ha eseguito un ordine della procura, essendo l’edificio da tempo sotto sequestro. Se non l’avesse fatto, la polizia sarebbe stata denunciata per omissione. Con prefettura e questura – ribadisce – non c’è alcun problema di rapporti. Siamo stati avvisati e abbiamo preparato i nostri servizi sociali per ridurre al minimo i disagi per le famiglie e i bambini”. Nonostante il tentativo di smorzare le polemiche, l’aria resta tesa e carica di nervosismo. Lo dimostra anche il fatto che nel corso della conferenza stampa più di una volta il sindaco alza la voce, se la prende con i cronisti “assetati di sangue” e interessati “solo a cercare il conflitto”.
Il tentativo del Comune, ricorda poi il sindaco, “è tenere insieme il tema della legalità e quello della solidarietà. Se queste cose non stanno insieme c’è un fallimento, che però non ci riguarda. Noi governiamo con i fatti e lasciamo ad altri la tifoseria pro o contro gli sgomberi”. Sulla richiesta di alcuni parlamentari di Sel di rimuovere questore e prefetto preferisce non esprimersi, e ribadisce come Palazzo d’Accursio lavori per “contenere le occupazioni e accompagnare in percorsi di rientro nella legalità chi vuole lasciare le occupazioni abusive”. Accanto a lui Amelia Frascaroli, reduce da una giornata di trattative, passata negli uffici comunali proprio di fronte all’ex Telecom. “Ieri tutto si è svolto in un contesto drammatico, ci ho pensato tutta la notte e posso dirvi che è stata la giornata più brutta di tutta la mia vita. È stata un’operazione di polizia che non avevo mai visto prima nei confronti di famiglie con bambini, anziani, donne e donne incinte. Non come quando si fronteggiano forze dell’ordine e studenti, in cui c’è anche una sorta di gioco delle parti, quello di ieri non è stato un gioco. Non deve più succedere”.
Intanto le famiglie portate via dalla palazzina di via Fioravanti si preparano a passare la seconda notte fuori dall’ex Telecom. Sono 21 quelle sistemate al residence Galaxy, per un totale di 85 persone (41 adulti, 43 minori e 1 anziano). Altri 23 nuclei, ossia un centinaio di persone senza residenza a Bologna, sono stati sistemati in albergo (insieme ad altre 9 persone), in attesa di essere presi in carico dai servizi sociali del proprio comune di residenza. Restano poi 33 adulti da soli che il Comune di Bologna ha portato al dormitorio Beltrame di via Sabatucci, in attesa di un’altra soluzione.