Rinviata a giudizio per peculato aggravato: inizierà il prossimo 2 febbraio a Cagliari il processo per l’attuale sottosegretario alla Cultura, l’esponente Pd Francesca Barracciu. Lo ha deciso questa mattina il gup Lucia Perra, su richiesta del pm Marco Cocco, il titolare della maxi inchiesta sui fondi ai gruppi in Consiglio regionale della Sardegna. Barracciu era in Aula, in compagnia del suo avvocato, Luigi Franco Satta: non ha rilasciato commenti ed è subito uscita dopo l’udienza durata circa un’ora. A differenza dello scorso giugno questa volta si è presentata e non è stato fatto appello a nessun legittimo impedimento.
Alla sottosegretaria del governo Renzi si contestano spese per circa 81mila euro: soldi pubblici utilizzati, secondo l’accusa, per scopi diversi da quelli istituzionali per i quali erano destinati. I fatti risalgono a due diverse legislature in cui Barracciu sedeva nel Consiglio regionale, tra le file Pd: quella tra il 2004 e il 2009, e una parte della successiva. In particolare le contestazioni sono avvenute in due diversi momenti: una prima tranche di circa 40mila a cui ne è seguita una seconda. Il neo resta, come per tutti i consiglieri coinvolti – oltre 80 bipartisan – la rendicontazione delle spese: Barracciu avrebbe speso quei soldi, secondo la difesa, in viaggi per motivi politici, soprattutto in pieni di benzina utilizzati con la sua auto. Ma ci sono delle incongruenze nel confronto tra gli spostamenti geografici indicati e i movimenti della carta di credito della Barracciu. Non solo, la società Evolvere Srl, che faceva capo al compagno dell’ex europarlamentare, Mario Luigi Argentero, avrebbe organizzato – su richiesta del gruppo Pd – alcuni seminari compensati con 3600 euro. Attività fantasma, di cui non è stata trovata traccia. Nel frattempo il sottosegretario un anno e mezzo fa aveva cambiato i legali di difesa.
L’avviso di garanzia aveva di fatto bloccato la corsa di Barracciu alle elezioni regionali del 2014. A fine settembre 2013 la sottosegretaria aveva vinto le primarie del centrosinistra in Sardegna, ma l’indagine in corso aveva fatto sì che in una tesissima direzione Pd si decidesse per il suo sacrificio. L’inchiesta, prima del genere in Italia, è divisa in due filoni ed è partita dalla testimonianza di una ex funzionaria, Ornella Piredda.
Secondo la ricostruzione i soldi per i fondi ai gruppi consiliari erano distribuiti con un “metodo paghetta“, circa 2500 euro al mese, e utilizzati per le spese più disparate. In alcuni casi personali: dai viaggi alle penne Montblanc, agli “spuntini” con le pecore alle bollette e ai sensori per le auto di famiglia.
Prima della rinuncia forzata alla candidatura alla carica di presidente della Regione, Barracciu aveva ribadito pubblicamente la sua difesa in una conferenza stampa. Così aveva detto: “I fondi sono stati utilizzati per il rimborso chilometrico, secondo quanto previsto dalla tabella pubblicata sulla Gazzetta ufficiale in cui viene presa in considerazione non solo la spesa per carburante, ma anche l’usura del veicolo. Ho consegnato al magistrato una memoria in cui vengono elencate tutte le iniziative a cui ho partecipato”.
Il suo era un mezzo privato – una Peugeot 407, cilindrata 2000 “che ho fuso”, aveva ulteriormente precisato. In quell’occasione aveva già risposto al primo interrogatorio del pm ed erano state citate le tabelle Aci di riferimento sul consumo di carburante. A ciò era seguita la polemica politica e della rete, alimentati dalle dichiarazioni alla Camera di Alessandro Di Battista (M5S): “Con 33 mila euro di rimborsi benzina, Barracciu sarebbe potuta arrivare sulla luna. Come Neil Armstrong”. Da lì gli attacchi sul suo ruolo di sottosegretario-indagato, una posizione ritenuta “compromettente” da più parti – soprattutto per il governo Renzi. Poi le gaffe social e il cambio di profilo: più riservato.