Calciava i profughi che cercavano di scappare mentre continuava a reggere la telecamera. Nel frattempo veniva ripresa: immagini che hanno fatto il giro del mondo e a seguito delle quali Petra László, giornalista ungherese della tv di estrema destra N1tv, è stata licenziata. “Non sono una razzista senza scrupoli – aveva detto -. Sono andata nel panico quando il cordone della polizia è saltato e le persone hanno cominciato a correre”.
Scuse che, però, non le hanno restituito il posto di lavoro. E così, a più di un mese dai fatti, la cronista ha spiegato al giornale russo Izvestia di volere fare causa proprio al profugo che aveva preso a calci, l’allenatore siriano di football Osama Abdul Mohsen. Non solo: perché in sede processuale vuole anche portare Facebook sul banco degli imputati, reo di non ha rimosso minacce e messaggi di odio nei suoi confronti. Al contrario, sostiene la cronista, il social network ha bannato gruppi nati per supportarla.
Secondo László, Mohsen avrebbe cambiato la sua versione dei fatti, perché inizialmente ha “accusato la polizia”. A supporto di questa versione, spiega che il marito è pronto a testimoniare. La giornalista ha inoltre aggiunto che lei e la sua famiglia potrebbero trasferirsi in Russia perché in Ungheria ora si sentono minacciati e impauriti. Attualmente la cronista è anche indagata dalle autorità di Budapest e finora ha smentito che un sentimento razzista fosse all’origine del suo gesto.