In attesa degli eventi, vorrei ricordare un tema di cui mi sono occupato a suo tempo con iniziative pubbliche e diversi articoli sui giornali. Riguarda uno dei tanti privilegi dei parlamentari, che denunciai tramite una lettera aperta ai presidenti della Camera e del Senato, Bertinotti e Marini, datata 14 dicembre 2006. “Pochi sanno – scrivevo – che da molti anni deputati e senatori beneficiano di un sistema di Pacs privati che consente loro di assicurare al convivente due dei principali benefici previsti dalla proposta di legge del governo Prodi: l’assistenza medica e la reversibilità della pensione. Sono certo che l’opposizione di molti parlamentari alla tutela delle unioni di fatto si basa su profonde convinzioni etiche e/o religiose. E dunque mi aspetto che prima di iniziare la loro battaglia in Parlamento questi deputati e senatori avranno la coerenza di rinunciare – motivandolo pubblicamente – a questi benefici, che personalmente considero sacrosanti diritti ma che si configurano invece, se non estesi alla totalità dei cittadini, come degli ingiustificati privilegi”.
Questa piccola “rivelazione” non ottenne risposta dai due presidenti ma ebbe l’attenzione di Corrado Augias e un minimo rilievo sulla stampa. E’ vero che l’on. Casini assicurò che mai si sarebbe avvalso di quei diritti, ma, a parte la debolezza dell’argomento, non avrei saputo quanto fare affidamento su questi buoni propositi. La sola risposta che ebbi fu un comunicato stampa del senatore Riccardo Pedrizzi, responsabile nazionale di An per le politiche della famiglia: “Mentre risponde al vero che l’assistenza sanitaria integrativa interna può essere estesa al convivente, è falso – dichiara Pedrizzi – che l’estensione ai conviventi valga anche per la pensione di reversibilità. Infatti, il diritto all’assegno di reversibilità è riconosciuto solo ai familiari. E se in passato vi è stata qualche estensione ai conviventi dei parlamentari, questa è stata autorizzata direttamente dai presidenti delle Camere. Dunque, non è vero che ai parlamentari è riconosciuto il Pacs”. In questo modo, di fatto, Pedrizzi non solo confermava l’estensione ai conviventi della assistenza sanitaria ma, per quanto riguarda la reversibilità della pensione, considerava naturale che su questo tema vi fosse la discrezionalità dei Presidenti delle Camere, in spregio della certezza del diritto.
Aggiungo che partendo dai Pacs dei parlamentari arrivai a scoprire – facendone oggetto di alcuni articoli – che una possibilità simile è offerta anche ai giornalisti, che con una semplice dichiarazione possono iscrivere alla Casagit il (o la) convivente, che in tal modo può beneficiare della assistenza sanitaria (a pagamento) nella stessa forma e misura dei coniugi dei giornalisti.
Confermò la mia “scoperta”, con un articolo molto brillante su “Il Foglio” dal titolo “un pacsetto alla volta” (da i Pacs francesi) Daniele Scalise. Ne riporto un brano. “Da quasi dieci anni la Casagit riconosce il diritto di far aderire il proprio partner prescindendo dal sesso. Questo, nello specifico, ha permesso al mio partner-convivente-compagno-marito-amichetto-fidanzato o come volete chiamarlo, di godere in pieno della copertura assicurativa: clinica, rimborso delle medicine, assistenza fisioterapeutica ecc. Mentre nei due poli ogni volta che si parla di Pacs i mal di pancia si sprecano e anche la Chiesa cattolica si sente in dovere di intervenire con toni piuttosto ultimativi, ecco che in alcune (piccole) zone si applica una sia pur parziale forma di riconoscimento senza che questo abbia sconvolto né le coscienze né tanto meno i bilanci”.