L'organizzazione parigina ha messo a punto 15 linee di azione per contrastare l'erosione della base imponibile e lo spostamento degli utili in Paesi con fiscalità più favorevole
Le imposte non pagate ogni anno dalle multinazionali attive nei paesi del G20 si attestano tra i 100 e i 240 miliardi di dollari. Il dato, stimato dall’Ocse, è emerso durante un convegno sul progetto Base erosion and profit shifting (Beps) dell’organizzazione parigina, che punta a contrastare l’evasione fiscale internazionale e lo spostamento dei profitti in Paesi che offrono trattamenti più favorevoli. Le nuove regole sulla tassazione delle multinazionali, che diventeranno definitive a metà novembre, puntano a stringere le maglie riducendo i fenomeni di ‘doppia non imposizione‘ e garantendo un allineamento delle norme tributarie.
In particolare saranno rivisti i criteri di tassazione dei gruppi multinazionali, in alcuni casi anche a prescindere dall’effettiva presenza fisica in un singolo Stato. Le aziende dovranno fornire indicazioni sulle modalità con cui generano valore e non potranno più utilizzare gli accordi contrattuali come fonte esclusiva per determinare la localizzazione dei propri profitti. Il progetto Beps, che ha ottenuto il sostegno del G20, è articolato in 15 linee di azione, dal contrasto ai trasferimenti finanziari fittizi, alle indebite deduzioni di interessi e alle filiali fantasma a un sistema di monitoraggio dei risultati.