“Non si possono quantizzare i danni all’emporio arcaico greco. Sicuramente esistevano incongruenze rispetto ai lavori effettuati dai tecnici incaricati dall’allora Soprintendenza ai Beni culturali. Le canalette sono piccole e non lasciano defluire le acque piovane. Mi sono adoperato, ordinando un intervento provvisorio con una ditta locale. I problemi sono rimasti, la copertura è troppo alta e priva di protezioni laterali”, dice al quotidianodigela.it, Ennio Turco, direttore del Parco archeologico di Gela.

Crollo-Bosco-Littorio

Il maltempo che ha investito la Sicilia la scorsa settimana ha provocato danni di ogni tipo anche nel comune in provincia di Caltanissetta. Non solo allagamento di interi quartieri e di diverse strade extra urbane. Anche danni al patrimonio archeologico. A farne le spese l’area archeologica demaniale Bosco Littorio, “l’emporio dell’antica Gela”. Nella zona nei pressi del litorale sabbioso sfregiata dalla realizzazione della raffineria negli anni ’50, ci sono una decina di strutture, parte del quartiere commerciale che doveva estendersi dal porto sul mare all’acropoli della città antica, tra gli inizi del VI e il V sec. a. C. Ambienti a pianta rettangolare ed alzato in mattoni crudi incredibilmente conservato per oltre 2 metri di altezza. “I muri sono rivestiti da un fine intonaco di colore chiaro e conservano, in alcuni casi, nella parte più alta, gli alloggiamenti per le travi lignee che formavano l’intelaiatura del tetto, realizzato in tegole fittili: sono anche visibili le aperture destinate alle porte ed alle finestre”, si legge nel sito della Regione Siciliana.

gela bosco littorio ingresso

La scoperta nel 1983, durante i lavori di scavo per la realizzazione di un asilo comunale, alla quale seguirono le prime indagini archeologiche, proseguite tra il 2007 e il 2008. Indagini che hanno permesso il recupero anche di numerosi esemplari di ceramica acroma, corinzia, attica, calcidese e laconica, contenitori di trasporto e, soprattutto, le tre are fittili con la raffigurazione di scene mitologiche a rilievo databili agli inizi del VI secolo a. C., esposte al Museo archeologico regionale di Gela.

Le piogge hanno distrutto molte di quelle strutture. Nonostante la presenza della copertura, a detta di Turco disgraziatamente “troppo alta e priva di protezioni laterali”. Copertura che, insieme allo “scavo archeologico e valorizzazione delle strutture arcaiche in mattoni crudi”, era stata finanziata con fondi Por Sicilia 2000-2006. Più di 290mila euro per assicurare, secondo il progetto dei lavori predisposto dalla Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Caltanissetta, la necessaria protezione a strutture evidentemente fragili. Alla fine del maggio 2009 l’apertura al pubblico del sito in occasione di un convegno internazionale presso l’Aula Magna dell’Istituto magistrale “Dante Alighieri” di viale Europa. La promessa di iniziative “dentro” e “fuori” il sito “per respirare da vicino l’aria del glorioso passato di Gela, dal quale la città deve ripartire per svilupparsi”, diceva la Soprintendente Rosalba Panvini.

Sembrava l’avvio di una nuova storia. Che a quanto pare sembra si sia interrotta sul nascere. L’area archeologica ben presto chiusa, fatta eccezione per occasioni particolari. Nell’ottobre 2012 l’amministrazione comunale aveva presentato un progetto che coinvolgeva il Parco Archeologico di Gela, la Marina Militare Americana e l’Associazione culturale Triskelion. Si prometteva la pulizia e il recupero dell’emporio greco all’interno del Bosco Littorio. Progetto siglato, ma realizzato solo in parte.

Il direttore del Parco archeologico dopo la distruzione dice che “per i muretti crollati chiederemo agli esperti di mattoni crudi una perizia per il ripristino dei luoghi”. Intanto, ha inviato al dipartimento dei beni culturali di Palermo la richiesta per una perizia di somma urgenza. Quindi mancanza di risorse, ma anche incapacità di impegnarle quelle risorse, quando disponibili. E’ accaduto così per i più di 241mila euro messi a disposizione dalla Ue, ma tornati al mittente. Colpa del Mibact che soltanto nell’aprile 2014 ha stanziato definitivamente la somma, ma anche della Regione che ha impiegato mesi per decidere prima su quale capitolo del bilancio far confluire la somma stanziata e poi chi dovesse gestirla.

A Gela, città del drammaturgo Eschilo, nella quale la storia la si potrebbe toccare con mano, l’archeologia se la passa davvero male. Non solo a Borgo Littorio. Nell’ottobre 2003 l’attuale governatore della Regione Rosario Crocetta al primo mandato come sindaco, in occasione di un importante rinvenimento archeologico nei fondali gelesi dichiarava di voler “rilanciare la politica di diversificazione sociale, economica e culturale, ossia ciò che io chiamo la proposta del nuovo rinascimento”. Ad osservare siti archeologici e monumenti storici di Gela di quel “rinascimento” non c’è traccia.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Romanzi in diretta web: il Corsera e la memoria selettiva dell’eterno presente

next
Articolo Successivo

‘Venditori di fumo’: Taranto, l’Ilva e l’eterno ricatto tra lavoro e salute

next