Secondo il sindacato il rimborso solo parziale delle mancate rivalutazioni degli assegni è "in contrasto con il diritto a un equo processo" e "al rispetto dei beni" sanciti dalla Convenzione europea sui diritti umani
Dopo il ricorso collettivo al Tar, contro il cosiddetto bonus Poletti ora viene chiamata in causa anche la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. La Uil Pensionati ha infatti annunciato un ricorso per contestare la mancata attuazione integrale della sentenza della Corte Costituzionale sul blocco dell’indicizzazione degli assegni all’inflazione. La decisione del governo di restituire solo parte del dovuto, criticata fin dal varo del decreto, secondo il sindacato “si pone in contrasto con il diritto a un equo processo, sancito dall’art. 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e con il diritto al rispetto dei beni, garantito dall’articolo 1 del Protocollo n. 1 alla Convenzione stessa, avendo la Corte europea riconosciuto la natura patrimoniale dei trattamenti pensionistici in godimento”. Questo perché “incide in modo retroattivo sul diritto dei pensionati a ottenere la restituzione integrale di quanto illegittimamente non percepito sulla base di una norma dichiarata incostituzionale”.
L’assunto è che il decreto che prevede i rimborsi parziali vanifica gli effetti del pronunciamento della Consulta, perché i pensionati si vedono restituire solo una piccola parte di quanto non percepito nel periodo 2012-2015 e quelli che hanno assegni superiori a sei volte il minimo non percepiscono nulla. “Si tratta di una azione collettiva: come Uilp avremo il mandato di rappresentare i pensionati nostri iscritti”, ha spiegato il segretario generale Romano Bellissima. Il ricorso “è seguito da uno studio legale internazionale e le spese per la sua predisposizione e per l’espletamento dell’attività difensiva sono a carico della Uilp”.