Dopo aver fatto finta di litigare, è finito l’ostracismo dell’ad Caio verso la Cisl, da sempre padrona nell'azienda. E così, sotto l’egida della segretaria generale Annamaria Furlan è arrivato l’ok al taglio delle lettere
Dalle contestazioni dure agli abbracci calorosi sono passati appena 5 mesi. In 150 giorni i rapporti tra la nuova dirigenza postale e la Cisl sono tornati quelli dei vecchi tempi: più che buoni, ottimi. Il 18 aprile sembrava si fossero turbati inesorabilmente quando in un centro postale a Milano il nuovo amministratore Francesco Caio fu intercettato da un gruppo di lavoratori assai incazzati, capitanati da un signore con un giubbetto azzurro.
Quel signore non era uno qualsiasi, ma il segretario dei postini Cisl di Milano, Raffaele Roscigno. Un tizio deciso che non esitò a prendere il capo delle Poste per la collottola, metaforicamente parlando, addebitandogli tutti i mali aziendali, dal tracollo dei bilanci fino alla decisione di consegnare le lettere un giorno sì e uno no: “Una cazzata anche quella…”, gli gridò in faccia. Per un soffio l’agguato non degenerò in violenza, anche se finì male lo stesso, a spintoni e improperi contro Caio (“Bastardo, vattene, buuuu”).
La sorpresa è stata dunque notevole quando a settembre, durante le trattative sindacali, Roscigno è stato accolto dai capi dell’azienda come un vecchio amico di famiglia, vigorose strette di mano e abbracci. E lo stupore è stato ancora più grande quando Roscigno, insieme ai suoi colleghi cislini e agli altri sindacalisti, ha dato l’ok all’accordo che non solo conferma la consegna della corrispondenza a giorni alterni, ma la amplia. Se prima le Poste pensavano di applicarla ad appena qualche milione di clienti sparsi nei paesi di collina e montagna, d’ora in avanti la propineranno a quasi 52 milioni, la maggioranza degli italiani, compresi quelli dei capoluoghi di provincia ed esclusi soltanto i fortunati delle 9 grandi aree metropolitane.
L’apporto della Cisl a questo supertaglio è stato concordato personalmente da Annamaria Furlan la segretaria generale del sindacato, che proprio con i postini a Genova cominciò anni fa la sua carriera di sindacalista. Che cosa sia successo per ribaltare i comportamenti è abbastanza facile da intuire: è già finito l’ostracismo alla Cisl decretato da Caio all’inizio del suo mandato cominciato a metà 2014.
Tanto da far sospettare che esso fosse poco più di una finta e tanto da far ritenere che anche in questo Matteo Renzi pecchi di ottimismo: “Le Poste sono state per 60 anni il luogo delle schifezze dei politici. Ora invece mettiamo l’azienda sul mercato”, ha detto commentando la quotazione in Borsa. Dimenticando di aggiungere che le Poste erano a disposizione dei politici e anche della Cisl. E a disposizione della Cisl restano, almeno per quanto riguarda il settore postale propriamente detto, facendo banca e assicurazioni postali storia a sé.
Viene aggiornato e riproposto lo stesso patto di sangue che fu stipulato dalla Cisl con Massimo Sarmi, il precedessore di Caio, una sorta di cogestione molto all’italiana che ha portato il servizio postale allo sbando, così malmesso da non escludere di scorporarlo dal resto dell’azienda per farne una bad company. Che cosa ci guadagnino i nuovi vertici non è chiaro: forse si sono resi conto che alle Poste andare contro la Cisl è come fare pipì controvento e che nessun abbozzo di cambiamento sia possibile senza pagare il dazio del compromesso.
Che cosa ci guadagni la Cisl è invece chiarissimo: potere e consenso. In un’azienda con il record di sindacalizzazione (sono iscritti più di 8 lavoratori su 10), la Cisl ha il primato di tesserati, 60mila circa. Con tutto quello che ne segue in termini di assunzioni, clientele, potere congressuale e ovviamente nomine di un bel po’ di dirigenti. I postini Cgil sono staccati a 22 mila iscritti, la Uil si ferma a 14 mila.
Rinnovata l’intesa, al tavolo delle trattative i cislini ora si trovano un amico fidato dall’altra parte del tavolo, Daniele Giovanni Nardone, responsabile delle relazioni industriali, l’ennesimo dirigente uscito dalla scuderia del sindacato. Grazie alla quotazione in Borsa, la Cisl e la Furlan premono inoltre sul governo per poter coronare il vecchio sogno di far sedere un sindacalista nella stanza dei bottoni del consiglio di amministrazione.
Gli aspiranti non mancano e tra questi Mario Petitto, il segretario nazionale dei postini Cisl, deus ex machina delle Poste nell’ultimo decennio. Arrivato al terzo mandato, tra qualche settimana Petitto dovrà lasciare l’incarico di segretario; i postini Cisl probabilmente si fonderanno con i bancari e altri settori e quindi sarà eletto un nuovo vertice. Petitto però non pensa di mettersi da parte in buon ordine e sponsorizza uno della sua squadra, il vice Luca Burgalassi, pisano. Ma anche Furlan, ovviamente, vuole uno dei suoi: Petitto potrebbe allora essere tacitato con la poltrona di consigliere di amministrazione e relativo stipendio o in subordine con un incarico internazionale.
Petitto è molto fiero delle sue origini calabresi e se a Roma alle Poste comanda in comproprietà con il vertice aziendale, in Calabria le sente come roba sua. Per questo ha considerato alla stregua di uno sgarbo l’idea dell’azienda di sopprimere il quotidiano volo postale Mistral da Brescia a Lamezia Terme per razionalizzare e risparmiare. Fino a estate inoltrata nei documenti ufficiali e riservati della direzione postale dedicati al nuovo piano della logistica, la cancellazione della Calabria veniva presentata come una scelta inevitabile. Poi, improvviso, il ripensamento: il volo postale con Lamezia rimane. Cancellati, invece, dal primo ottobre quelli per Palermo e Ancona.