La Commissione Trilaterale è un gruppo di studio e di lobby fondato nel 1973 da David Rockefeller. Essa è composta da 300 influenti uomini d’affari e ha come obiettivo la globalizzazione della dottrina neoliberista. Il nome deriva dalle tre aree geografiche dove il sistema capitalista è radicato e si vuole ancor di più allignare: Nord America, Europa e Giappone (negli ultimi anni con Giappone s’intende tutta l’area dell’Asia-Pacifico). David Rockfeller nella sua biografia afferma che lui e la sua famiglia sono accusati di voler costruire una struttura sociopolitica il cui fine è controllare il mondo. La sua risposta a tale accusa è stata: “Se questa è l’accusa io mio dichiaro reo confesso e ne sono orgoglioso”.
Il gruppo Bilderberg, annualmente raduna, in lussuosi alberghi a porte chiuse, il gotha della plutocrazia mondiale. E’composto da 130 membri che sono rappresentanti di governo, diplomatici, manager di multinazionali, militari, banchieri, direttori di giornali, membri del Fmi e della Banca Mondiale. Il nome del club deriva dal nome dell’hotel de Bilderberg a Oosterbeek, nei Paesi Bassi dove si tenne nel 1954 la prima riunione. Tra gli italiani che l’hanno frequentato di recente ci sono stati Mario Monti, Mario Draghi, Romano Prodi, Carlo De Benedetti, Enrico Letta e Lilli Gruber.
La sicurezza e la segretezza con cui si tengono questi incontri, ha innescato innumerevoli teorie più o meno verosimili. E’ evidente che ci sono quelli che definirei grumi di potere che sono riusciti a mondializzare la propria influenza attraverso una sistematica distruzione degli apparati statali e la privatizzazione dei settori chiavi dell’economia. Non occorre tentare di infiltrarsi in uno degli alberghi a cinque stelle dove si tengono le riunioni private del club Bilderberg: il motore di questo Sistema non è azionato da un oscuro complotto realizzato da incappucciati del nuovo millennio, per svelare tale ordine mondiale basta andare in libreria ed acquistare, per esempio, La via della schiavitù di Von Hayek oppure Capitalismo e libertà di Milton Friedman.
Il vero potere è tale perché non ha più bisogno di nascondere i propri fini e le proprie idee. Dopo 60 anni dalla nascita del club Bilderberg non sono più necessari segretezza e silenzio intorno a questa cupola di potere. Questo perché si è riusciti, ed è tipico delle più nefaste dittature, a costituire un popolo complice che sostiene e difende l’élite dominante. Il dramma dei nostri tempi è che mentre in passato le élite sono riuscite ad esercitare un potere su aree geografiche limitate, oggi con la globalizzazione e la mancanza di alternative plausibili, l’odierno ordine mercantilista ha mondializzato il proprio dominio. Stiamo assistendo al trionfo del neoliberismo ma soprattutto del pensiero che lo sostiene e cioè a quel darwinismo sociale, quel calvinismo che non è altro che il prevalere della legge del più forte sul più debole.
Come indicato dal recente studio del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, le multinazionali hanno più potere degli stati. Delle prime 100 entità economiche, 67 sono multinazionali e 33 governi. Quando una tale concentrazione di potere economico è nelle mani di pochi privati, il concetto stesso di democrazia viene meno.
E’ il trionfo del neoliberismo e della sua visione che lo Stato è una bestia da affamare, come affermò David Stockman, responsabile del bilancio di Reagan, Stato obbligato ad una riduzione di spesa a causa delle entrate fiscali diminuite dai tagli alle tasse dei privilegiati. Alla bestia non deve più essere permesso di garantire istruzione, sanità e previdenza a chi non può permetterselo e gli scarti cioè, secondo le leggi evolutive, i più deboli, saranno automaticamente eliminati.
Se per ipotesi cadesse una o più asteroidi sull’albergo a 5 stelle dove si riunisce il gruppo Bilderberg o dove si incontrano i componenti della commissione Trilaterale oppure sulla sede della Goldman Sachs, facendo piazza pulita della plutocrazia del mondo, dopo cosa accadrebbe? Dopo aver rimosso le macerie, dal terreno cosa germoglierebbe? Se non si semina un’altra cultura si formerebbero poco alla volta, proprio come succede con le erbacce nei campi, la stessa pianta del potere. Per estirpare alla radice la cultura del potere verticale è fondamentale non solo contestarlo ma costruire un’idea orizzontale di società il cui seme deve prima di tutto nascere dentro se stessi.