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Calcio, Calabrò nella commissione Grandi Rischi: “Io spavento i poteri forti”

Confermata la presenza nella nuova Commissione del magistrato del Tribunale di Monza. Che, a chi osserva che un nuovo istituto presieduto da Tavecchio difficilmente potrà scontrarsi con i "poteri forti", risponde così: "La mia presenza in questa commissione spaventa, sono pronto a occuparmi di legalità per quello che riguarda i bilanci e le scommesse clandestine, senza fare sconti a nessuno”

“Ho in testa l’istituzione di una commissione che possa prevedere a lungo raggio quali siano i rischi in itinere per il futuro del calcio italiano”. Così il presidente della Figc Carlo Tavecchio, al termine del Consiglio di giovedì pomeriggio, commenta l’indiscrezione del Fatto Quotidiano che anticipava l’istituzione di una Commissione Grandi Rischi per il calcio italiano da affidare al poltronissimo Franco Carraro. “Su questo non delego a nessuno, valuterò con le mie competenze, di assegnare a persone di provata conoscenza del sistema e capacità eventuali nomine, che al momento però non ci sono”. Come risulta a Il Fatto Quotidiano, la nomina di Carraro e la prima riunione della commissione di martedì prossimo sono state bloccate. Allo stesso modo, risulta che Carraro potrebbe essere sostituito da Giulio Napolitano, il figlio dell’ex presidente che oltre ad essere stato commissario ad acta della Figc e ad aver riscritto il codice di Giustizia Sportiva, è un altro invidiabile collezionista di poltrone.

Confermata la presenza nella nuova Commissione del magistrato del Tribunale di Monza Piero Calabrò che, non riconoscendosi nell’essere definito come “amico di Luciano Moggi” riportata dal Fatto, telefona per illustrare i suoi indubbi meriti civici quali essere Presidente e fondatore del Tribunale dei Diritti dei Disabili, organizzazione con Piero Grasso della giornata del ventennale di Capaci e di via D’Amelio a Palermo, “l’aver convinto molti club professionistici, tra i quali Novara e Atalanta, a dotarsi di procedure di controllo e di prevenzione del match fixing”, oltre ad aver emesso il decreto ingiuntivo che ha scoperchiato il caso Parma. “Ridurre la mia persona ad amico di Moggi non mi rende un buon servizio – esordisce il magistrato -. In quanto la mia presenza in questa commissione spaventa i poteri forti per quello che sono pronto a fare, ovvero occuparmi di legalità per quello che riguarda i bilanci e le scommesse clandestine, senza fare sconti a nessuno”.

Ma una commissione istituita da Tavecchio – eletto nel 2014 grazie al sostegno dei “poteri forti” – può ripulire il calcio? “Con la mia persona potrei, non starò lì a fare la foglia di fico – dice Calabrò – sarei integerrimo nel controllo dei bilanci propedeutici all’iscrizione ai campionati, e di fronte a qualsiasi tentativo di impedirmelo uscirei allo scoperto e farei sapere alla stampa che mi è stato impedito di controllare i bilanci”. Già da anni lo fa la Covisoc, che ha però solo potere di monitorare e segnalare, come già fece nel 2014 comunicando sia l’allucinante situazione del Parma sia che ben 19 squadre su 20 non ottemperavano ai parametri per l’iscrizione. Ma il problema è che la segnalazione della Covisoc non impedisce al Consiglio Federale di concedere le licenze per partecipare al campionato, come da regolamento del Noif (Norme Organizzative Interne Figc). Chissà se questa Commissione presieduta da Tavecchio – l’uomo che vende i suoi stessi libri alla Figc – sarà in grado di avere più potere, decisionale o mediatico, della Covisoc.

“Se la commissione non è ancora partita come faccio a dire ora quanto potere avrà, se di veto o di intervento, ma i poteri un organo se vuole se li dà, dimostrando che non è stata messa lì tanto per – continua Calabrò -. E’ chiaro che se però mi si mette in cattiva luce e non mi si dà il potere di lavorare non si va da nessuna parte”. Il secondo dubbio è quanto, in generale, una commissione interna sia in grado di investigare su chi l’ha nominata. “Questa Commissione può essere il cavallo di Troia dentro il marcio del calcio italiano