Dal 9 dicembre i tetti scendono allo 0,3% per le carte di credito e allo 0,2% per bancomat e prepagate. Ma il rischio, secondo l'Abi, è che le banche si rifacciano sui clienti alzando i costi. E per la senatrice Pd Lucrezia Ricchiuti "si distorce la concorrenza perché i limiti non valgono per American Express e Diners"
Dal 9 dicembre stop alle super commissioni interbancarie applicate ai pagamenti elettronici: entreranno in vigore tetti imposti dall’Unione europea pari allo 0,3% sul valore della singola transazione per le carte di credito e allo 0,2% per i bancomat e le prepagate. “E non ci sarà bisogno di un provvedimento legislativo per recepire queste disposizioni previste dal regolamento Ue, entrato in vigore lo scorso 8 giugno”. Una specifica che arriva direttamente, con una circolare inviata a tutti gli istituti di credito, dall’Associazione bancaria italiana. Che sembrerebbe così mettere la parola fine a questo balzello nascosto pagato alle banche (dallo 0,5% allo 0,7% per le transazioni eseguite con il Bancomat e dall’1% al 4% se il cliente utilizza la carta di credito) che da decenni ricade a cascata sui commercianti prima e sui consumatori dopo.
La giungla delle commissioni interbancarie, secondo Bruxelles, costa ai rivenditori circa 10 miliardi di euro all’anno, mentre i clienti oltre ai normali costi di gestione da pagare alla banca per le carte di credito (in media oltre i 35 euro annui, esclusa l’imposta di bollo di 2 euro per gli importi superiori a 77,47 euro e il costo dell’invio dell’estratto conto) si sentono ancora richiedere un costo aggiuntivo (anche del 2% sul prezzo totale) quando il pagamento avviene con la moneta di plastica. A farlo sono i siti che vendono biglietti aerei o per gli eventi sportivi, le filiali Aci per il pagamento del bollo e le librerie per i ticket degli eventi musicali. Un extra che, nel caso degli acquisti su Internet, si scopre solo al termine della transazione, cioè dopo aver optato per la carta di credito come mezzo di pagamento. E se si chiedono spiegazioni la risposta è unica per tutti: i costi di commissione che le banche addebitano non possono essere sostenuti solo dagli esercenti. In altre parole, i principali circuiti (Visa e Mastercard insieme rappresentano oltre il 95% delle transazioni effettuate con carta all’interno dell’Unione Europea) lo impongono, la banca dell’esercente lo paga a quella dell’acquirente e poi, nella pratica, viene sempre scaricato sul cliente.
Del resto già un anno fa, dopo una battaglia legale iniziata nel 2007 tra circuiti di pagamento, istituti bancari e commercianti, il tribunale del Lussemburgo – respingendo il ricorso presentato da MasterCard – ha dichiarato “le commissioni interbancarie contrarie al diritto della concorrenza, perché non sono necessarie e perché il sistema dei circuiti di pagamento funziona in maniera soddisfacente anche senza”.
Cosa succederà quindi tra un mese e mezzo, grazie al tetto unico sulle commissioni? Arriverà finalmente un beneficio per i consumatori? Gli istituti di credito e i circuiti come Visa e Mastercard si adegueranno? Stando alle previsioni gli esercenti risparmieranno 6 miliardi di euro l’anno, ma nulla si può dire sul vantaggio per il cliente. Nei mesi scorsi l’Abi ha spiegato che i massimali imposti dall’Ue potrebbero portare a un aumento del costo delle carte di pagamento e quindi a una penalizzazione per i possessori. Un meccanismo molto pericoloso che, nella pratica, potrebbe anche disincentivare l’utilizzo del denaro di plastica in un Paese come l’Italia, dove i pagamenti cash sono molto più diffusi che nella media Ue. E l’innalzamento a 3mila euro del tetto all’uso del contante, che il governo Renzi ha deciso di inserire nella legge di Stabilità, non fa altro che alimentare la polemica. Anche perché la delega fiscale prevedeva che l’esecutivo dovesse stimolare i pagamenti elettronici grazie alla tracciabilità e alla lotta all’evasione.
Così, se nelle intenzioni dell’Ue “aumenterà la trasparenza nelle transazioni con carta di credito e si favorirà l’adozione di tecnologie di pagamento innovative”, secondo il presidente della Italian E-Payment Coalition (Iepc) Antonio Longo “la norma potrebbe ledere la libera concorrenza, perché si applica solo a Mastercard e Visa”. A motivare meglio l’accusa è Lucrezia Ricchiuti, senatrice Pd. “Il regolamento Ue non si applica a tutti: la legge, infatti, impone un tetto alle commissioni interbancarie solo ai cosiddetti ‘sistemi a quattro parti’ come Visa, Mastercard e PagoBancomat, mentre ne sono esenti i ‘sistemi a tre parti’ come American Express e Diners. Quindi – tuona la senatrice – se il governo deciderà, come sembra, di non estendere il limite a tutti i circuiti di pagamento, si farà un enorme regalo ad American Express e Diners, recando un grave danno alla libera concorrenza”. Insomma, un boomerang che potrebbe proprio far mancare l’obiettivo: promuovere la moneta digitale e rendere più trasparenti i pagamenti elettronici.
Sul fronte dei commercianti va sottolineato come il loro appello a introdurre migliori condizioni sul pagamento delle commissioni bancarie, che erodono buona parte del margine di guadagno, sia rimasto inascoltato. Un rapporto di Confesercenti parla di spese che ammontano a 1.700 euro l’anno (tra installazione e commissioni) per transazioni di circa 50mila euro. Mentre la legge che lo scorso anno ha introdotto l’obbligo per professionisti, artigiani e commercianti di accettare i pagamenti elettronici per le somme superiori a 30 euro è rimasta solo su carta, visto che non prevede sanzioni per quanti non si sono adeguati.