Dopo che il vescovo Negri si è scagliato più volte contro "il postribolo a cielo aperto" delle notti universitarie, l'amministrazione ha deciso di intervenire e dopo cento anni sarà installato "un recinto". Critiche le opposizioni: "Se sono proprio indispensabili, se le paghi lui"
Il duomo di Ferrara avrà il sagrato recintato da catene anti-movida. Una misura di prevenzione contro il “disdoro procurato dai fruitori della notte”, per mutuare le parole del vescovo, che costerà alle casse del Comune 30mila euro.
Il Comune estense cede così alle reprimenda di monsignor Luigi Negri, che in più occasioni si è scagliato contro quello che definisce un “postribolo a cielo aperto”. A cento giorni dal suo insediamento – era giugno 2013 – il vescovo, uomo di punta di Comunione e Liberazione, si scagliò contro le istituzioni locali, colpevoli di consentire “a centinaia o migliaia di giovani di bruciare la loro vita, quasi tutte le notti, in enormi sbronze di alcol e droga”. Il riferimento era ai mercoledì universitari, serate molto gettonate dagli studenti nei mesi più miti.
“Certamente non consentirò più – tuonò allora il sacerdote -, e studieremo i modi, che la piazza della Cattedrale, corpo unico con la Cattedrale stessa, e quindi nella piena disponibilità della Chiesa di Ferrara-Comacchio, possa servire a queste vicende che, come ho già detto altre volte, sono un postribolo a cielo aperto”.
E Negri non ha dovuto nemmeno studiarseli i modi, ci ha pensato infatti il potere laico della città. È stato l’assessore ai lavori pubblici in persona a sbottonarsi: dopo cento anni torneranno le “catenelle” a corona e protezione del sagrato. “Si interverrà sulla parte della piazza di proprietà pubblica – afferma l’assessore Aldo Modonesi in risposta all’interpellanza del consigliere indipendente eletto con Sel Leonardo Fiorentini – e le aperture verranno concordate con apposita convenzione”. Il progetto comunale per la futura barriera ha già ottenuto il parere favorevole della Soprintendenza, ma non è ancora stato finanziato. Per posizionare fittoni e catene servono 30mila euro. Un esborso di denaro pubblico giustificato, secondo Modonesi, perché “il valore e il rispetto del patrimonio storico-artistico dell’Italia dovrebbe essere sempre alla base dell’educazione di ogni generazione”.
Se l’esborso è giustificato per la giunta Pd di Ferrara, il progetto è “del tutto inutile” per Fiorentini, che fa notare come per preservare il duomo da comportamenti incivili bisogna intervenire sulle persone. L’installazione di barriere (fisiche o psicologiche che siano) risulta in contrasto con una filosofia di intervento che vorrebbe trattare i fenomeni sociali come tali”. Meno prosaici i consiglieri del Movimento 5 Stelle: visto che “gli affitti dei locali della tanto discussa movida nell’area Duomo finiscono proprio nelle tasche della curia, le catene, se proprio indispensabili, se le paghi il vescovo”. La filosofia dell’opera, secondo i pentastellati, va in direzione opposta “alle recenti parole di Papa Francesco, che ha chiesto con forza di rendere le chiese luoghi aperti al mondo. Esattamente il contrario del progetto richiesto da Negri, sulla scia delle polemiche per i presunti ‘postriboli a cielo aperto’ che il prelato sostiene di aver notato durante le serate studentesche”.
Alla proposta ‘ghibellina’ si unisce anche una considerazione pragmatica sull’effettiva efficacia della barriera (una catena a mezzo metro da terra sorretta da paracarri a circa 20 metri di distanza): “Non sarà certo un deterrente per eventuali comportamenti di inciviltà, che piuttosto vanno prevenuti con azioni incisive di educazione al civismo”.