Gli imputati in totale erano 255. Le accuse vanno dalla partecipazione a manifestazioni illegali al danneggiamento di proprietà pubbliche, ma anche interruzione di pubblico servizio e danneggiamento di luoghi di culto, fino alla protezione di criminali
In Turchia sono stati condannati a pene detentive 244 dei 255 imputati nel processo per gli scontri avvenuti durante le manifestazioni antigovernative nell’estate 2013 a Gezi Park. La decisione di un tribunale di Istanbul arriva una settimana prima delle elezioni politiche anticipate al primo novembre.
Secondo quanto riferito dal giornale Hurriyet, già in precedenza multato per insulti al presidente Recep Tayyip Erdogan, le persone condannate a rimanere in carcere da un minimo di due mesi e quindici giorni a un massimo di un anno, due mesi e 16 giorni, sono accusate di diversi crimini come “danneggiamento di proprietà pubbliche” e “partecipazione a manifestazioni illegali”, ma anche “interruzione di pubblico servizio” e “danneggiamento di luoghi di culto”, fino alla “protezione di criminali”. L’accusa aveva chiesto pene da uno a 11 anni e sei mesi di prigione.
Il tribunale ha anche condannato quattro medici che stavano soccorrendo i manifestanti a dieci mesi di carcere per aver “danneggiato una moschea” dove venivano portati i feriti. Inoltre, altri due imputati dovranno scontare 2 anni e due mesi di prigione per aver indossato “il camice” da medico. In questi due casi, si legge sullo stesso Hurriyet, i giudici hanno deciso però la sospensione dell’esecuzione delle sentenze. Solo sette dei 255 imputati sono stati assolti, mentre per altri quattro verrà aperto un nuovo processo.
I cortei vennero organizzati in opposizione alla decisione del governo turco di eliminare 600 alberi di Gezi Park nel cuore della metropoli che si affaccia sul Bosforo. In quell’occasione, le proteste dei cittadini vennero sedate in piazza Taksim, nella zona europea di Istanbul, da una durissima repressione da parte delle forze dell’ordine, provocando oltre 900 arresti e 4 feriti gravi che poi perderanno la vista. La reazione oltremisura della polizia e di reparti dell’esercito portò anche alla denuncia di Amnesty International. Durante le proteste scoppiate alla fine di maggio 2013, otto manifestanti sono morti.