“Rimanere sub commissario fino al termine del mio mandato vorrebbe dire assuefarmi a comportamenti che mi sono del tutto estranei ed a minare la mia reputazione. Le uniche cose che lei può imputarmi riguardano la serietà, l’imparzialità, la competenza e il riserbo con cui ho prestato la mia opera, ancora una volta, a beneficio del movimento calcistico del nostro Paese”. Si conclude così la lettera di dimissioni di Belardino Feliziani, sub commissario della Lega Pro con delega al bilancio, dimessosi il 19 ottobre attaccando in maniera precisa e circostanziata il lavoro del commissario Tommaso Miele, magistrato della Corte dei conti, reo, a detta di Feliziani, di avergli impedito di lavorare nel migliore dei modi nella correzione del bilancio relativo al 2014, mai approvato e al centro di una lunga guerra tra l’ex governance di Mario Macalli – appoggiata da Claudio Lotito e al centro della telefonata con Pino Iodice – e oltre trenta società della terza categoria del calcio italiano. Nel suo sfogo, Feliziani arriva a toccare – ed è forse l’aspetto più inquietante – le “spese pazze” della Sport Invest, l’immobiliare controllata dal Fondo di fine carriera dei giocatori, portata a chiudere in rosso sotto il peso di consulenze e compensi a consiglieri e sindaci per oltre 500mila euro.
“Lei mai disponibile con me, ma attenzioni a Di Meane”
Per comprendere meglio, bisogna partire proprio dal giudizio dell’ex sub commissario nei confronti della gestione di Miele definita come priva di “terzietà” e “imparzialità”. Accuse che ieri Miele, incassata la richiesta di proroga ‘tecnica’ del suo mandato, ha respinto: “Non sono in conflitto con nessuno. Respingo con fermezza qualsiasi dubbio sollevato riguardo alla mia indipendenza”. Le parole di Feliziani però sono pesanti: “Nel corso del mio lavoro lei non si è mai reso disponibile ad ascoltarmi e ad esaminare le evidenze che via via emergevano – scrive – nel frattempo, però, e la cosa era per inspiegabile, lei non lesinava tempo ed attenzione continue al dott. Di Meane”.
Di Meane, “il dominus dei bilanci”
Una figura chiave quella di Guido Amico Di Meane, descritto come “dominus del bilancio” della Lega Pro e della Calcio Servizi srl, la ‘cassa’ della lega, nella redazione del cui bilancio, scrive Feliziani, si “poteva configurare un reato”. Ed attorno ai compensi e agli incarichi di Amico di Meane, di Giovanni Figoli e dello stesso Macalli che si concentra l’attenzione dell’ex sub commissario. In Lega, Amico di Meane è inquadrato come dirigente e di fatto si occupa della contabilità e del bilancio, stesso ruolo ricoperto in Calcio Servizi srl, di cui Macalli era amministratore unico. Per un fatturato annuo di 104mila euro. “In Lega compare anche il dott. Figoli che fattura 100.000 euro l’anno, oltre accessori, e di cui non è stata reperita alcuna delle relazioni che nel contratto del 2007 era previsto che redigesse ogni tre mesi, nessuna proroga del contratto scaduto il 30 giugno 2008 e neppure alcuna evidenza di lavoro svolto”, attacca Feliziani prima di arrivare alla vicenda più contorta e delicata, perché di mezzo c’è uno spicchio di futuro dei giocatori.
La controllata del fondo di fine carriera: 241mila euro di consulenze
Tutto ruota attorno alla Sport Invest Spa, l’immobiliare controllata dal Fondo di fine carriera calciatori, “creato nel 1975 e al quale affluiscono i versamenti – si legge sul sito dell’Assocalciatori – che devono essere effettuati dalle società nella misura del 7.50% dello stipendio lordo mensile”. La Sport Invest ha il compito di investire in immobili per mantenere la solvibilità del fondo per il congedo degli atleti. Annota Feliziani, basandosi sul verbale di una recente assemblea, che gli amministratori sono l’avvocato Salvatore Catalano, ex presidente del collegio sindacale di Raisat e Rai Cinema e giudice della Corte di giustizia Figc, “e i signori Macalli, Di Meane e Figoli”. Ancora loro, presenti con ruoli diversi anche nella Fidicalcio, messa in liquidazione lo scorso dicembre per irregolarità emerse da un’ispezione del Mise (Macalli e Di Meane sono entrati in fase di liquidazione). Ma soprattutto dall’analisi di Feliziani emerge che il bilancio al 31 dicembre 2014 di Sport Invest si chiude con una perdita di 178mila euro e sempre dal rendiconto dell’esercizio si evince “che la società, pur essendo una semplice immobiliare di gestione, ha riconosciuto i seguenti oneri: compensi ai consiglieri e spese di euro 247mila, compensi ai sindaci e spese di euro 89.500, consulenze amministrative e fiscali di euro 241mila euro”. Cinquecentosettantasettemila euro che hanno spinto in rosso un’immobiliare controllata dal Fondo di fine carriera calciatori.
La relazione allegata al nuovo bilancio
Oltre alla lettera di dimissioni, sono molto dettagliate le 64 pagine di relazione finale allegate al nuovo bilancio, pare approdate negli scorsi giorni anche alla Procura della Repubblica di Napoli. Feliziani, come anticipato da La Gazzetta dello Sport, parla di “confusione, sottovalutazione di problematiche giuridiche e contabili, gestione approssimativa, costi di funzionamento fuori controllo” sottolineando che la lega “difetta di programmazione, direzione e controllo”. Tanto da aver prodotto un rosso nell’esercizio di 1,1 milioni di euro che, nella correzione del commercialista nominato negli scorsi mesi, sono stati rettificati in mezzo milione in più. Aumenti nel costo del personale, nelle consulenze (643mila euro), affitti e condomini, assicurazioni. Ma anche la mancata distribuzione dei contributi a 74 club su 90 e quella a pioggia dei finanziamenti legati ai progetti della Fondazione Mutualità (tutti da 44mila euro). Si rintraccia perfino la mancata erogazione dei contributi messi a bilancio per il terremoto di Haiti e la ricostruzione dello stadio di L’Aquila.